Nuovi elementi per la Procura che a Roma ha ascoltato Alfredo Trentalange, presidente dell’AIA, in merito al caso D’Onofrio. Il numero uno degli arbitri italiani ha esposto la sua versione dei fatti, rispondendo alle accuse mosse dal procuratore federale Chiné.
Il procuratore federale, Giuseppe Chiné, qualche settimana fa aveva comunicato la fine della fase istruttoria nei confronti di Alfredo Trentalange, parte attiva nella scalata ai vertici del calcio italiano di Rosario D’Onofrio secondo il legale. Al presidente dell’AIA venivano attribuite omissioni sulla verifica delle competenze, professionali e morali, di colui il quale è poi stato nominato procuratore capo dell’AIA.
A favorire l’ingresso nell’organigramma dell’associazione arbitrale di Rambo, pare sia stato proprio Trentalange legato con il suddetto, secondo il procuratore, da stretti rapporti interpersonali. Tra le accuse vi saebbbero, inoltre, mancati controlli su presenze effettive e rimborsi richiesti. In ultimo, l’intervento di Trentalange nei confronti di Sandroni, vice presidente della Commissione Disciplinare Nazionale, invitato a non assumere iniziative contro il procuratore capo.
Il presidente dell’Associazione Italiana Arbitri è stato, dunque, ascoltato dalla Procura per quasi un’ora dove ha chiarito i punti mossi dall’accusa e il suo coinvolgimento nei fatti. Alla fine dell’audizione i legali di Trentalange hanno rialsicato alcune dichiarazioni, dimostrandosi molto soddisfatti di questo incontro con la Procura. Ecco un estratto delle dichiarazioni:”Ha detto quello che doveva dire, non ci sono fatti omissivi commessi da Trentalange. Soddisfatti? La verità porta sempre soddisfazione. Ha raccontato la verità“.
Non è ancora la fine della vicenda, con la Procura che analizzerà le dichiarazioni di Trentalange e i suoi rapporto con D’Onofrio e comunicherà le sue decisioni. In caso di condanna potrebbe concretizzarsi l’ipotesi commissariamento e la perdita dell’indipendenza dell’AIA dalla FIGC.