Sono tanti i messaggi di cordoglio che, tramite web e media, hanno raggiunto la famiglia di Gino Strada, scomparso oggi all’età di 73 anni. Tra questi, anche il calciatore della Juventus Federico Bernardeschi che, attraverso il proprio profilo Instagram, ha condiviso una lettera aperta dedicata alla memoria del fondatore di Emergency:
“Se n’è andato Gino Strada e con lui se ne va il suo altruismo puro e quella disponibilità innata al sacrificio che caratterizza solo gli uomini giusti. La sua è stata una spinta inesauribile e perpetua a rincorrere sempre e soltanto la giustizia, a pretenderla sopra ogni cosa.
Gino Strada ci ha insegnato che elevarsi al di sopra degli altri è sbagliato ma che insorgere per un ideale di giustizia non è solo giusto, ma anche necessario. E che è sbagliato accontentarsi di poco quando in ballo ci sono i diritti umani, che bisogna sempre pretendere il massimo perché solo il massimo impegno politico e sociale può produrre, per davvero, la fine delle disuguaglianze tra i popoli.
Gino Strada e la sua intera vita ci hanno insegnato che la beneficienza non deve e non può essere pietà, ma che deve essere vista e soprattutto vissuta come restituzione della dignità. Ci ha insegnato che essere e restare dalla parte giusta per una vita intera è possibile e che non ci si può stancare mai di rincorrere la giustizia sociale. Per questo motivo, forse, la sua esistenza può essere sembrata una lunghissima e grandissima utopia. Del resto, come può un uomo solo lottare contro i giganti e vincere?
Eppure Gino ci ha dimostrato che un’utopia giusta non è affatto impossibile da raggiungere.
Gino e Teresa, insieme, hanno lasciato al mondo l’eredità inestimabile di una macchina perfetta quale è Emergency, da loro sognata e realizzata come strumento al servizio dell’umanità per fare ammenda ai torti che l’umanità stessa osa, da sempre, infliggere a se stessa attraverso le guerre.
E allora caro Gino, grazie di tutto, grazie per la testimonianza che la tua stessa vita è stata, grazie per aver insegnato a tutti noi che l’attivismo può essere un bellissimo vizio e che l’amore verso il prossimo non è una bestemmia”.