Negli ultimi giorni si è detto di tutto e di più riguardo i conti della Juventus. Come si suol dire si son fatti i conti in tasca ai bianconeri. Ciò perché, durante la scorsa settimana, Exor, il fondo della famiglia Agnelli socio di maggioranza della società torinese (col 63,7%), ha pubblicato la relazione semestrale, stimando il bilancio bianconero 2019-2020 in rosso di 70 milioni.
Apriti cielo, anche non essendoci dati ufficiali (per quelli dobbiamo aspettare lo svolgimento del CDA il prossimo 18 settembre), è venuto giù il mondo, in molti hanno cominciato a parlare di grave crisi economica. Ma andiamo per gradi, cercando di capire se la situazione è davvero così nera.
Partiamo dai dati in nostro possesso. Secondo le stime i ricavi dovrebbero ammontare intorno ai 570 milioni, mentre le perdite, come abbiamo detto, vicino ai 70. Nella relazione della holding, infatti, viene indicato che nel periodo gennaio-giugno i ricavi (comprese le plusvalenze e i movimenti riguardanti la gestione dei calciatori) sono stati pari a 248 milioni di euro (da sommare ai 322 milioni del periodo luglio-dicembre), in calo di 43 milioni rispetto allo stesso periodo della stagione precedente.
Una flessione negativa questa che risente naturalmente degli effetti negativi causati dal lockdown e dal perdurarsi della pandemia, la quale sta provocando grandi danni all’economia mondiale e dunque anche alle società calcistiche, considerando chiusura degli stadi, blocco dell’ultima rata del contratto televisivo, drastica interruzione degli introiti del merchandising.
La stessa Exor ha ammesso le difficoltà, lasciando intendere che per il futuro non ci sono certezze. Questo è ciò che possiamo leggere nella semestrale in merito alle Juventus:
“Con la crisi sanitaria globale in continua evoluzione il calendario delle competizioni potrebbe subire dei cambiamenti e c’è ancora incertezza sulla possibilità di ammettere spettatori negli stadi durante le partite.
Inoltre, gli effetti della pandemia potrebbero estendersi ai settori economici in cui operano i partner della Juventus, con possibili ripercussioni negative sui rapporti con tali partner.
Anche a livello di domanda dei consumatori finali, l’impatto della pandemia sull’economia nazionale e globale potrebbe essere negativo per le imprese consumer della Juventus. Infine, per quanto riguarda il mercato dei diritti pluriennali calciatori, è probabile che si verifichino riduzioni sia del numero di transazioni che dei relativi valori di transazione sebbene, per la particolare natura del settore, la stima dell’effetto sia molto difficile.
Di conseguenza. Queste incertezze, unite alla consueta incertezza dei risultati sportivi, rendono estremamente difficile formulare una previsione sull’andamento economico e finanziario della Juventus. Allo stato attuale, l’esercizio dovrebbe chiudersi in perdita».
Perdite. Perdite che non sono mitigate nemmeno da una riduzione dei costi operativi (esclusi dunque ammortamenti, svalutazioni, accantonamenti e oneri finanziari) di circa 45 milioni di euro, rispetto all’esercizio 2018/2019, dai minori costi per il personale tesserato per 72 milioni e degli ammortamenti dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori (di circa 1 milione).
Ma da Torino filtra comunque un certo ottimismo. Tanti altri grandi club europei si ritrovano con gli stessi problemi e nel piano di sviluppo legato all’aumento di capitale da 300 milioni di euro dell’anno scorso, l’esercizio 2019-20 era comunque previsto in rosso.
L’accordo sugli stipendi firmato a marzo con lo spogliatoio (20 milioni netti decurtati e 70 redistribuiti nelle prossime tre stagioni) ha alleviato di 90 milioni di euro il bilancio di questa stagione, e le operazioni di mercato continuano a far registrare corpose plusvalenze. Lo scambio Pjanic-Arthur, con la valutazione di 60 milioni (più bonus) del bosniaco ha portato circa 50 milioni di surplus in cassa.
Insomma, poteva andare molto peggio e la Juventus trovarsi al momento in una situazione molto più grave. Alla domanda la Juve è in crisi economica? Possiamo rispondere no, almeno per ora. La situazione debitoria è importante (dovrebbero essere intorno ai 400 milioni), ma sotto controllo. Il valore dell’organico è superiore rispetto ai debiti e l’immobiliarizzazione offre una solidità decisiva. Anche la Borsa sembra confermare questa fiducia.
Di certo, la particolare e storica situazione economica obbligherà l’intero mondo del calcio ad adottare nuove strategie.
I ricavi potrebbero non aumentare a breve, perché non sappiamo quando gli stadi riapriranno. Il contratto sui diritti tv da rinegoziare in tale scenario non offre garanzie, e gli stessi ricavi commerciali sono legati alle circostanze. Il calcio che sarà dovrà fare i conti con l’abbattimento dei monti ingaggi (un Cristiano Ronaldo che impatta per 300 milioni per 4 anni è un lusso che non dovrebbe ripetersi), interrogarsi sugli stipendi pesantissimi (ad esempio Higuain oggi mostra 30 milioni l’anno tra ingaggio e cartellino) ed essere più “creativo”.