La Juventus è diventata la squadra più a sinistra d’Italia?

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(Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

La storia della Juventus è legata a doppio filo con quella della famiglia Agnelli. Pensi alla Juventus e pensi alla Fiat, alla Torino città dell’automobile, alle contraddizioni del capitalismo italiano, alle lotte operaie.

Se fossimo obbligati a posizionare le squadre italiane su uno scacchiere politico, la Vecchia Signora si posizionerebbe a destra. Aristocratica, nobile, sinonimo stesso del potere conservatore arroccato su sé stesso.

In realtà, quello che sta succedendo in casa bianconera negli ultimi tempi, e in particolar modo nell’ultimo anno, posiziona il club in tutt’altro modo. Tanto che viene lecito domandarsi: la Juventus è diventata la squadra più a sinistra d’Italia?

L’impegno nella lotta al razzismo

A ottobre, in collaborazione con Adidas, la Juventus ha fatto uscire un video dove Weston McKennie racconta con grande sincerità quella che è la vita di un ragazzo afrodiscendente all’interno della società americana: il razzismo strutturale, gli insulti, la contraddizione di rappresentare un paese che non lo accetta, le lotte dopo l’omicidio di George Floyd.

Oggi, 21 marzo, si è celebrata la giornata internazionale contro le discriminazioni razziali. Tutte le squadre di Serie A sono scese in campo con una patch che recita: “Keep Racism Out”. Oltre a questo, la Juventus ha indossato delle magliette dove all’interno dei numeri venivano riportate frasi come: “In America i neri hanno tre volte più probabilità dei bianchi di finire uccisi dalla polizia“, “In Europa un nero su tre subisce molestie di carattere razziale“. Slogan e fatti che spesso sono stati portati su cartelli o cantati alle manifestazioni del movimento Black Lives Matter.

A questo si aggiunge la promozione di un podcast intitolato “Sulla razza” che va a indagare le origini e le manifestazioni del razzismo strutturale, che parla di colonialismo e responsabilità del sistema capitalistico. Si parla di comunicazione di come sia giusto o sbagliato definire una minoranza e molto altro ancora.

La storia di Lina e Lisa Hurtig

Non solo razzismo ma lotta ad ogni tipo di discriminazione, omofobia compresa. Nel corso della settimana appena trascorsa, la Juventus ha condiviso attraverso i propri canali ufficiali un’emozionante intervista a Lina Hurtig – calciatrice della Juventus Women – e a sua moglie Lisa. Le due hanno ripercorso le tappe della loro vita insieme, fino allo sbocciare del loro amore e all’annuncio che le due diventeranno presto madri.

Un video che ha un peso politico specifico, che posiziona il club bianconero all’interno di una lotta ad una discriminazione, quella contro le coppie omosessuali, che nel mondo del calcio in particolare, ma sicuramente non solo, è un vero e proprio tabù.

Un altro punto di vista

Quanto sta facendo la Juventus a livello comunicativo e pratico è molto importante. I club di calcio hanno un bacino d’utenza enorme e i messaggi che veicolano possono influenzare migliaia di persone. Ancor di più se pensiamo alla squadra più seguita d’Italia e che dall’arrivo di Cristiano Ronaldo ha avuto un boom di seguaci su tutti i social.

Insieme al messaggio politico, potrebbe esserci anche altro. Le giovani generazioni di oggi hanno dimostrato di essere molto più progressiste e attente ai temi dei diritti civili rispetto a 10 anni fa. Lo dimostrano le manifestazioni contro le discriminazioni razziali che ci sono state in Italia dopo l’omicidio di George Floyd o, per esempio, le marce oceaniche dei Fridays for Future che si sono viste negli ultimi anni nelle grandi città e che hanno mostrato la partecipazione di migliaia di giovanissimi intenti a protestare contro i cambiamenti climatici.

Dimostrare attenzione su questi temi potrebbe servire ad avvicinare al calcio – visto, anche giustamente, come un sistema conservatore, arroccato su sé stesso, per nulla progressista – le persone più giovani che sempre di più si allontanano da quello che noi consideriamo lo sport più bello del mondo.

Per concludere con una battuta e tornare sul campo, come da tradizione della sinistra, la Juventus, uscita sconfitta contro il Benevento e fuori dai giochi scudetto, dovrà fare l’analisi della sconfitta. Una rarità dopo 9 anni di successi e – questa no – non è un’abitudine della sinistra italiana.