Deschamps vanta un alto livello tecnico a sua disposizione, con all’interno della rosa giocatori di prima classe come Mbappé, Kanté, Griezmann, Pogba, per citarne alcuni. L’obiettivo del loro gioco risulta spesso quello di arrivare in porta velocemente, con pochi passaggi, il più delle volte chiudendosi e ripartendo. I contropiedi risultano in questo modo spesso imprendibili.
Le linee sono compatte: Kanté diventa un muro a centrocampo, così come fondamentale risulta, nella fase difensiva, anche Rabiot. Proprio lui infatti, nel primo tempo con la Germania, ha realizzato una percentuale del 96% di passaggi riusciti, cioè 22 su 23, battendo i dati di qualsiasi altro giocatore in campo e piazzandosi come migliore della gara. Ha affiancato i compagni a centrocampo e tenuto i fili del gioco dietro allo strepitoso Mbappé. Avrebbe anche segnato un bel gol al 52’ se il palo non glielo avesse negato. Buona prestazione dunque sia in fase offensiva sia in fase difensiva, per cui è risultato più volte fondamentale. Pogba, al contrario, scivola facilmente in ampiezza e diventa imprendibile palla al piede. La Francia risulta così granitica e invalicabile nella propria trequarti.
In attacco Deschamps vanta tre giocatori importanti: Mbappé, Griezmann e Benzema. La loro posizione in campo è a metà tra un 4-4-3 e un 4-3-1-2. E ritorna così alla mente una possibile ispirazione alla Juve campione d’Europa del 1996, in cui Lippi aveva schierato insieme nella stessa gara Ravanelli, Vialli e Del Piero, coperti proprio dallo stesso Deschamps, anticipando il calcio moderno a cui oggi il tifoso è abituato. Una Juve, quella di Marcello Lippi, votata alla verticalità così come la Francia di questo Europeo. Verticalità che non permetteva agli avversari di costruire, con cui si cercava, palla al piede, di superare il più velocemente possibile i metri che separavano dalla porta avversaria. Quasi un deja-vu, questa Francia, votata alla ripresa di giocate semplici e concatenate della Juve del ’96.