La forza del gruppo: dove può arrivare la Samp?
Decimo posto, a metà esatta della classifica. La posizione delle ambizioni ma anche dei pericoli dietro l’angolo.
La Sampdoria si affaccia alla pausa Nazionali dal limbo di chi potrebbe ma non vuole, e di chi vorrebbe ma non può. Una squadra interessante capace di molti alti, ma di qualche basso di troppo, a volte preoccupante. Come a dire: “Ecco, ci eravamo illusi che la Samp…”
Andamento a dir poco altalenante per il gruppo di Claudio Ranieri fin qui. Inizio incubo con 2 sconfitte, poi 3 vittorie consecutive, un pareggio e un altro ko. In un equilibrio numerico da far spavento: 11 gol fatti e altrettanti subiti.
Quello che emerge da questo primo scorcio di stagione doriano è che non esista un trascinatore. Vero, se pensiamo alla Samp tutti ci associamo il volto, il piede e la verve realizzativa di Fabio Quagliarella. Ma a 37 anni, anche il centravanti di Castellammare di Stabia comincia a perdere qualche colpo, nel fisico e nella continuità.
E poi, se vogliamo, il peso realizzativo del ‘Quaglia’ non è così netto come ci si potrebbe aspettare. Quattro gol portano la sua firma, dietro c’è Jankto con due centri – di cui l’eurogol nel derby della Lantenrna -, per il resto grande equilibrio. Altri cinque goleador, da tutti i reparti.
E se il portiere non può trovare la via della rete, dal canto suo anche Emil Audero è stato più di una volta decisivo. Segno di una maturazione ormai raggiunta per il portiere scuola Juventus, passato da Venezia e dal 2018 a Genova, dove si è guadagnato la maglia da titolare con parate su parate. E a 23 anni, essere il guardiano inamovibile – ha giocato sempre nelle prime 7 giornate – di una squadra di Serie A racconta di un rendimento di grande livello.
Insomma, la forza di questa squadra sta nel gruppo. Coeso, eterogeneo per caratteristiche e doti dei giocatori, ma con spirito e intento coincidenti una volta in campo. Con un gruppo così, chi guida la squadra ha ancora più peso.
Di Claudiio Ranieri vi avevamo parlato molto bene qui, ma non possiamo esimerci dal rifarlo. Un allenatore unico, il più anziano della Serie A – a 69 anni – e per questo forse visto come un saggio del nostro pallone.
I gesti fatti in campo, come quello di rialzare un suo giocatore che stava perdendo tempo in un finale di partita. Le urla e le indicazioni dalla panchina (ora ascoltabili da tutte), a parlare più all’uomo che al calciatore. La schiettezza ai microfoni, da fuoriclasse della comunicazione. Doti non comuni, che non sono solo frutto dell’esperienza ma di una umanità invidiabile.
Ostica, compatta, ordinata. La Sampdoria è quella squadra contro cui non bisogna mai abbassare la guardia. E che a sua volta, deve essere sempre concentrata per dare il massimo. La metà classifica impone obiettivi ma anche interrogativi. Su cosa non è andato e su cosa si può migliorare.
Le batoste rifilate in casa alla Lazio e a Bergamo all’Atalanta fanno sognare i tifosi, i ko contro Benevento e Cagliari meno. Croce e delizia di questa squadra è la voglia di sorprendere, che a volte cala contro un avversario alla portata.
Dove può arrivare questa Samp?
Se lo chiede Claudio Ranieri, che in fondo sotto quell’aria di chi punta alla salvezza ci nasconde altro, ne siamo certi.
Se lo chiedono anche i calciatori, che seguono alla lettera i dettami di ‘Re Claudio’, vedi mai che ti tira fuori il Leicester 2.0…
Ce lo chiediamo anche noi, in trepidante attesa che il campo ci risponda.