La finale “normale” di CR7, oscurato da Chiesa e Kulusevski
Abituato a mettere in ombra gli altri, dall’alto di numeri e prestazioni perennemente sopra le righe, la finale di Coppa Italia di Cristiano Ronaldo è stata in un certo senso emblematica. Una finale, per il portoghese, che potremmo definire “normale”. Non ha giocato male CR7, anzi, ma non ha neanche lasciato un segno sulla partita. Poco coinvolto, non si è mai reso pericoloso, pur dialogando con i suoi giovani partner d’attacco, Federico Chiesa e Dejan Kulusevski. Loro sì, che hanno rubato la scena. Una rete per uno, per il gioiello ex Atalanta anche l’assist perfetto per la rete del definitivo 2-1.
Che sia il passaggio di consegne tanto atteso, quello che abbiamo visto nell’ultima Champions League, in cui sia Cristiano Ronaldo che Messi si sono dovuti congedare anzitempo lasciando la scena ad Haaland e Mbappé? Difficile dirlo, ma il futuro di CR7 a Torino è messo in dubbio più dai rumors e dai castelli di carta di un mercato alle porte, che dalla reale possibilità che possa cambiare aria. A 36 anni, e con un contratto pesantissimo, neanche Mendes è in grado di trovare un club disposto a soddisfarlo. Si parla, ciclicamente, di Manchester United e Real Madrid, ma al momento non sembrano opzioni.
Anche perché, il Cristiano Ronaldo di ieri sera, e non solo, è un giocatore ormai normalizzato. Non è più imprendibile, è letale sotto porta, ma anche poco propenso alla costruzione del gioco lontano dall’area avversaria. E per qualsiasi allenatore, oltre che una risorsa, rischia di rivelarsi un limite. Certo non per le qualità, su cui non si possono avere dubbi, ma sulla gestione di un nome pesantissimo, difficile da far sedere in panchina, quasi impossibile da sostituire. La quadratura del cerchio potrebbe essere al centro di un attacco a tre, con i giovani Chiesa e Kulusevski ai suoi fianchi. E con Dybala altrove. A patto che non abbia paura di lasciare che i riflettori inizino ad abbagliare anche i suoi compagni.