Oltre il rettangolo di gioco e le discussioni tattiche, la politica internazionale e le tensioni geopolitiche. Ci risiamo, questa sera, alle 20:45, si gioca Kosovo–Spagna e ancora una volta ad accompagnare l’avvicinamento al match sono le polemiche. Ve lo avevamo già raccontato, le discussioni vertono sul non riconoscimento del Kosovo come Stato indipendente da parte della Spagna. Una mossa politica che ha l’obiettivo di non andare ad alimentare le spinte indipendentiste che provengono dai Paesi Baschi e dalla Catalogna. La è uno dei cinque stati a non riconoscere il Kosovo, insieme a Slovacchia, Grecia, Romania e Cipro. Tra le grandi potenze mondiali, nemmeno Russia e Cina accettano la Repubblica del Kosovo; posizione agli antipodi quella degli Stati Uniti.
“La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi“. Giocando con le citazioni storiche potremmo dire: “Il calcio non è che la continuazione della politica con altri mezzi“. E questo è proprio il caso della partita di questa sera, Kosovo–Spagna. La squadra di Luis Enrique arriva ancora frastornata dalla sconfitta contro la Svezia, nonostante in mezzo ci sia la netta vittoria contro la Georgia, e troverà un clima infernale. Il Kosovo vorrà arrivare alla vittoria a tutti i costi, trascinato dal pubblico di casa, perché in palio c’è molto di più dei tre punti, c’è l’orgoglio di una nazione non riconosciuta, mai nominata per nome dalle istituzioni spagnole, che si riferiscono al Kosovo con l’appellativo di “territorio”.
In tutto questo, tra i media spagnoli monta la polemica contro la Federazione calcistica spagnola. Nel momento in cui vengono fatti i gironi di una competizione internazionale, le federazioni possono chiedere di non scontrarsi contro squadre con cui esistono delle tensioni. Secondo Marca, però, la RFEF non avrebbe tenuto conto di questo fattore e non si è adoperata affinché Spagna e Kosovo non finissero nello stesso girone di qualificazione ai Mondiali di Qatar 2022.