Kean: “La Juve mi ha dato tutto. Sto bene al PSG”

Kean: “La Juve mi ha dato tutto. Sto bene al PSG”

(Photo by LLUIS GENE/AFP via Getty Images)

Moise Kean ha raccontato le tappe salienti della sua carriera ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Tra Juventus, PSG e Nazionale: ecco le dichiarazioni dell’attaccante classe 2000.

Sul Paris Saint-Germain: “A Parigi mi trovo benissimo, mi hanno accolto a braccia aperte, non me lo aspettavo. Qui la gente è più calda, con i compagni di squadra c’è una grande allegria, una gioia di giocare, ci si diverte. Siamo tutti giovani e però di grande talento. Qui puoi solo imparare. Neymar e Mbappé sono i due attaccanti più forti che ci siano. Sono giovani anche loro, per cui ci si intende al volo. Ho sempre sognato di arrivare in alto, di giocare ad alti livelli. Giocare con loro è bellissimo. Champions? Dopo la partita con il Bayern mi sono reso conto di quanto siamo cresciuti. L’ho avvertito sia in campo che negli spogliatoi. Siamo cambiati molto, dall’inizio dell’anno. Ora siamo in semifinale, ma non ci sentiamo arrivati al traguardo. Ora tutto è possibile”.

Sulla Juventus: “Sinceramente un po’ mi è dispiaciuto. La Juve mi ha dato tutto, sono cresciuto lì, senza la società non sarei dove sono ora. Ma poi ho capito che la vita di un calciatore è così e me ne sono fatto una ragione. Dovevo imboccare la mia strada, diventare uomo, era giusto così. La Juve mi resterà sempre nel cuore. Tornare? Questo non lo so. Ora mi godo le semifinali, poi vedremo. Se sapessimo cosa succede domani, saremmo tutti ricchi”.

Sulla Nazionale: È migliorata molto, abbiamo un’ottima squadra e penso che all’Europeo potremo fare molto bene. I giocatori sono forti, l’allenatore e lo staff di primissimo livello. Io sono fiducioso nel risultato finale”.

Sul razzismo: “Il razzismo è una brutta cosa, l’ho sentito, non solo in campo, anche quando ero piccolo. Bisogna combatterlo, con decisione. Non si può subire, non si può accettare. Quando sento parlare di razzismo divento triste. Mi sembra assurdo che si possa discriminare una persona per il colore della sua pelle”.