Kean, Bernardeschi e una dirigenza allo sbando

foto Matteo Gribaudi/Image Sport

Ieri Moise Kean, con la sua doppietta all’Istanbul Basaksehir, diventava il più giovane calciatore italiano a segnare alla prima presenza da titolare in Champions League, superando un certo Alessandro Del Piero. Qualche ora più tardi, Federico Bernardeschi commetteva un fallo insensato in area di rigore. Piombando su Ansu Fati consegnava di fatto la vittoria al Barcellona, che con il penalty trasformato da Messi chiuderà la partita.

È da questo parallelismo che bisogna partire per evidenziare le scelte di una dirigenza, quella della Juventus, che negli ultimi anni sembra sbagliare qualsiasi cosa, dalla scelta degli allenatori a quella dei giocatori da vendere e acquistare.

Ma per capire da dove nasce questa confusione, bisogna andare a ritroso di un anno, tornando indietro all’estate del 2019.

L’estate della rivoluzione mancata

È proprio nell’estate dell’anno scorso che in casa Juventus si decide che un ciclo è giunto al termine.
Dopo cinque anni, altrettanti scudetti vinti e quattro Coppe Italia in bacheca, Massimiliano Allegri viene sollevato dall’incarico e sostituito da Maurizio Sarri. Sarri è fresco vincitore dell’Europa League con il Chelsea e tanto aveva incantato con il suo gioco spettacolare al Napoli, sfiorando due volte lo scudetto ai danni proprio dei bianconeri.

Grossi cambiamenti anche sul versante dirigenziale: dopo otto anni Beppe Marotta non è più l’amministratore delegato del club, ed è passato agli acerrimi rivali dell’Inter. A prendere le decisioni ora è il Ds ed ex braccio destro di Marotta, Fabio Paratici, l’uomo che più di ogni altro aveva spinto per portare Cristiano Ronaldo a Torino nell’estate precedente, superando lo scetticismo dello stesso Marotta.

Il colpo dell’estate è Matthijs De Ligt, pagato 75 milioni di euro all’Ajax, che pochi mesi prima aveva estromesso la Vecchia Signora dalla Champions, proprio grazie a un suo gol. A centrocampo arrivano a parametro zero Aaron Ramsey e Adrien Rabiot. Sembrano due grandi colpi, ma il campo darà un verdetto leggermente diverso. In attacco torna dal prestito Gonzalo Higuain, vecchio pupillo di Sarri, che dopo la grande annata a Napoli (quella del record dei 36 gol) l’aveva voluto anche al Chelsea. Il ritorno di Higuain implica che un altro attaccante deve fargli posto, e la dirigenza ha subito pronto il nome da sacrificare: Moise Kean.

Una cessione a cuor leggero

Nato nel 2000 e cresciuto nelle giovanili della Juventus, Kean aveva esordito in prima squadra nella stagione 2016-17, segnando anche un gol all’ultima di campionato contro il Bologna. Dopo l’anno in prestito all’Hellas Verona, nella stagione 2018-19 fa ritorno alla base, dove Allegri ripone fiducia in lui.

E nella seconda parte di stagione Kean esplode: segna 6 gol in campionato, tra cui la rete decisiva che permette alla Juve di battere il Milan. Queste prestazioni gli valgono la convocazione in nazionale maggiore, e anche lì va subito a segno. Sembra che la Juve abbia trovato l’attaccante del futuro, ma non è così.

L’addio del suo mentore Allegri e la pessima figura con la Nazionale U-21 agli europei di categoria (allontanato per motivi disciplinari da Di Biagio) lo mettono sul mercato. Ad aggiudicarsi il giovane attaccante è l’Everton, che paga alla Juve 28 milioni di euro. In Inghilterra segnerà solo quattro gol in tutte le competizioni, facendosi ricordare più per le sue intemerate fuori dal campo, che gli varranno la nomea di “nuovo Balotelli”.

I toffees lo cedono così in prestito al PSG, dove Kean è tornato subito ai suoi livelli: doppietta contro il Digione in Ligue 1 e doppietta in Champions League contro l’Istanbul Basaksehir.

La Juve avrebbe fatto bene a continuare a investire su di lui?

Caduta libera

Un giocatore su cui invece la Juventus investe con convinzione è Federico Bernardeschi. I tifosi bianconeri hanno ancora impressa la serpentina contro l’Atletico Madrid in Champions, con cui si guadagnerà il rigore che verrà poi trasformato da Ronaldo e che regalerà vittoria e passaggio del turno a madama.

Crede molto in lui anche il nuovo allenatore Maurizio Sarri, che lo preferisce costantemente all’inaffidabile (causa infortuni) Douglas Costa, inserendolo nel tridente con Ronaldo e Dybala.

L’ex Fiorentina non ripaga però la fiducia del mister, segnando solo due reti in 38 presenze in tutte le competizioni. Un bottino alquanto misero, in tendenza però con la chiusura in calando dell’intera squadra, culminata con l’eliminazione agli ottavi di Champions per mano del sorprendente Lione.

La dirigenza bianconera prepara così un’altra rivoluzione: via Maurizio Sarri, dentro Andrea Pirlo, alla sua prima esperienza in assoluto da allenatore. Bernardeschi è sul mercato, ma nessuna squadra si va avanti concretamente, così il classe 94 resta alla Continassa.

Pur partendo spesso dalla panchina in questa nuova stagione, non riesce mai a dare il suo contributo alla squadra in maniera efficace, rendendosi anzi protagonista in negativo.

Negli ultimi tre giorni Bernardeschi ha dato il peggio di sé: prima domenica contro il Verona, quando si è divorato un gol solo davanti al portiere e in seguito un suo passaggio sbagliato ha dato il via all’azione del gol degli scaligeri; e poi ieri sera contro il Barcellona, quando una sua spinta sciagurata ai danni di Ansu Fati ha regalato il calcio di rigore ai catalani, che hanno chiuso la partita sul 2-0.

Nel post partita Pirlo ha parlato di Bernardeschi come un giocatore non più tranquillo, con altri pensieri per la testa. La stessa impressione che abbiamo tutti, da più o meno un anno.

Le responsabilità di una dirigenza allo sbando

E qui veniamo alle responsabilità della dirigenza: quanto può essere lungimirante la scelta di cedere a meno di 30 milioni di euro un attaccante giovanissimo dal potenziale assicurato come Moise Kean? Perché cambiare allenatore ogni anno, nonostante gli ultimi due allenatori sono stati esonerati da campioni d’Italia in carica? Perchè si è deciso di cedere un giocatore certamente discontinuo ma di enorme talento come Douglas Costa per tenere un giocatore altrettanto inaffidabile ma decisamente meno talentuoso come Bernardeschi? Perchè spendere 60 milioni per un esterno come Federico Chiesa quando le lacune da colmare sono in mediana?

La dirigenza della Juventus, Paratici in primis, dovrebbe fornire queste e altre risposte, ma la sensazione è che il campo stia già parlando, e in maniera tutt’altro che positiva.