La Juventus riparte da -15, ma non è questa la cosa che paradossalmente cambia la parabola dei bianconeri. Anche se, come ha detto Allegri, ci sarà da lavorare il doppio per tornare a inseguire. La situazione è più complicata perché occorre mantenere sangue freddo sul campo e attenzione fuori. L’importante è capire perché la Giustizia sportiva e Ordinaria stanno agendo di pari passo. Senza imbattersi in cortocircuiti che non giovano a nessuno, né tantomeno alla Juventus che cerca di orientarsi – per vie legali e sul campo – in questo caos che in parte si è anche cercata. Le intercettazioni hanno chiarito che questa – testuali parole – è una situazione: “Peggiore di calciopoli”.
Questo hanno detto ad Agnelli quando era ancora Presidente. Allontanarsi non è bastato ad evitare la patata bollente: roba che scotta e altra da appurare, come la validità della “carta Ronaldo” emersa dalla perquisizione nello studio del legale Restano, ma non c’è data né tantomeno firma del campione. Quello su cui si indaga, invece, sono i bilanci e le plusvalenze fittizie: vale a dire valori arbitrari dati nella compravendita di calciatori per poi presumibilmente alterare i bilanci e bypassare vincoli per iscrizione al campionato e Fair Play Finanziario. Non sono le plusvalenze in sé il problema, come hanno provato ad asserire molti, e non è neppure una crociata contro la Juventus. Si è detto anche questo.
La dura realtà è che c’è un metodo con cui fare i conti: l’artefice sarebbe Paratici, infatti – atti alla mano – si parla testualmente di “metodo Paratici” per la gestione e il passaggio di giocatori con relativo collegamento al loro valore. Non è in discussione il libero mercato, di cui le plusvalenze sono un aspetto, ma l’alterazione di questo con espedienti non propriamente ammissibili. La Giustizia Sportiva e quella Ordinaria hanno dato un segnale: la Juventus – come precisato da Ferrero e Scanavino, neo Presidente e neo AD – si difenderà nelle sedi opportune.
Intanto, però, non è il caso di fare le vittime a mezzo social e i risentiti a mezzo stampa. Il riferimento è a ex giocatori e dirigenti di un certo peso che ignorano volutamente un iter in divenire, definendo già l’esito di qualcosa che è in pieno svolgimento. I processi si fanno nelle aule, non sui social. Nè tantomeno nei talk-show: un primo verdetto c’è. I punti di penalizzazione, ma esiste anche un’altra fase (quella relativa al possibile ricorso) da compiersi e svilupparsi.
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Per questo Allegri parla di lavorare duro per non avere rimpianti successivamente, perchè sa benissimo le tempistiche di determinate situazioni. L’allenatore deve mostrare equilibrio, la piazza attaccamento e preoccupazione, ma di contorno sarebbe opportuno non veicolare messaggi sbagliati né gridare allo scandalo preventivamente. Altrimenti il rischio è scatenare una gogna mediatica (che potrebbe anche esserci) prima del tempo in grado di generare ulteriore confusione. Quando, invece, per una volta, serve chiarezza. Dentro e fuori la Continassa. Le minacce social a Gravina e la compagna sono il primo di tanti rigurgiti che, in questo caso e non solo, sarebbe meglio debellare. Il calcio non è soltanto uno sport, ma non può neppure diventare ulteriormente una giungla.