Juventus, senti Raspadori: “È un orgoglio essere accostato a top club”
La Juventus corre verso il futuro, ed è in cerca di giovani giocatori per aprire un nuovo ciclo. A piacere tanto ai bianconeri è Giacomo Raspadori, gioiellino classe 2000 del Sassuolo. L’attaccante è seguito con attenzione da Madama per il post-Dybala, e a breve potrebbe esserci un incontro tra le parti. Viste le tante voci di mercato che accostano Raspadori alla Juventus, il diretto interessato ha parlato direttamente della questione in un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Di seguito le sue parole.
Le parole di Raspadori sulla Juventus
“Se mi inorgoglisce? Assolutamente sì. Non posso negare di essere contento che si faccia il mio nome per un trasferimento alla Juve o ad altri grandi club. La mia ambizione è arrivare a giocare lì, a quel livello. E se ci riuscirò sarà merito del Sassuolo, società che mi ha fatto crescere sotto ogni aspetto”.
Sulle parole di Carnevali
“Lo ringrazio. Sono parole che fanno tanto piacere e mi rappresentano perché grazie alla mia famiglia ho messo sempre davanti a tutto le qualità umane, il rispetto, i valori. Papà Michele e mamma Roberta mi hanno insegnato che il talento serve, ma da solo non porta a nulla: sono le doti morali a fare la differenza. In famiglia nessuno ha messo pressione a me e mio fratello Enrico che è più grande e gioca in Eccellenza. Devo molto a loro e alla mia fidanzata Elisa”.
Sull’accostamento a Dybala
“È un motivo di orgoglio essere accostato a lui e che si pensi a me come suo erede. Paulo ha una qualità impressionante. In comune abbiamo il gusto e la tendenza a legare il gioco. Dietro al centravanti lui è bravissimo e anche io mi trovo molto bene: alle spalle di Scamacca cerco spazi invitanti e mi diverto. Sono cresciuto come centravanti e mi piace ancora fare il 9, però in questo ruolo sono al centro del gioco“.
Raspadori, alla Juventus e negli altri grandi club il posto fisso non esiste. Sarebbe un problema?
“No, guadagnarsi le cose giorno dopo giorno mi piace. Non ho mai dato nulla per scontato. Amo faticare per raggiungere le cose”.
Bonucci e Chiellini fanno battute in Nazionale con lei?
“Qualche battuta la fanno, ci sta. Ma non mi chieda quali… Con i compagni di Nazionale più esperti parlo molto, chiedo consigli e cerco di imparare. A Coverciano vado presto in palestra, ma Giorgio e Leo sono lì sempre prima di me. Allora capisci perché sono arrivati in alto, cosa difficile, e ci sono rimasti per tantissimi anni, cosa difficilissima”.
Ti senti pronto per la Champions League?
“Guardandola in tv ti accorgi della differenza. Ed è quella la manifestazione che ambisco a giocare. Io mi sento pronto per velocità di pensiero e se la testa va veloce ci metti meno ad adattarti ai ritmi e all’intensità”.
La delusione con l’Italia
Com’è stato il rientro nello spogliatoio dopo la Macedonia?
“Silenzio totale, delusione tremenda. La fortuna è stata avere compagni di enorme spessore umano che hanno pensato a consolare noi giovani. Durante la partita si capiva che gli eventi non si stavano incastrando nel migliore dei modi. Si percepiva che avremmo potuto fare di più”.
La delusione è passata?
“È passata, ma tornerà in autunno. Grazie al mio equilibrio ho smaltito la delusione nello stesso tempo in cui avevo smaltito l’euforia post Europeo. Ma sono cose che devi conservare dentro di te: per ricordare le emozioni che vuoi rivivere e le amarezze che invece non vuoi più riprovare. L’analisi del passato serve: capire cosa ti ha portato al trionfo prima e alla sconfitta poi è fondamentale”.
Cosa vi ha portato all’eliminazione?
“Non c’è una motivazione precisa, probabilmente abbiamo perso un po’ di entusiasmo. Non credo a fortuna e sfortuna, ma all’Europeo si era creata una magia che poi è svanita. In estate qualcosa di superiore ci aveva dato una mano”.