Juventus, Ronaldo capro espiatorio: ma i problemi nascono da lontano
L’odierna sconfitta della Juventus in casa contro il Benevento ha fatto ripartire quei processi che in casa bianconera erano iniziati dopo la serataccia di Champions League contro il Porto e che la vittoria di domenica scorsa a Cagliari aveva temporaneamente attenuato.
I nostri lettori ricorderanno che venerdì scorso, proprio in questa sede, si è affrontato il discorso relativo al presunto “problema Cristiano Ronaldo” sollevato da molti osservatori e da non pochi tifosi della Juventus all’indomani dell’eliminazione dei bianconeri dalla Champions League. La tesi di fondo, sollevata in quella circostanza, è stata la seguente: il rendimento del portoghese nel doppio confronto con i connazionali è stato sicuramente al di sotto delle aspettative, ma trascurare quanto accaduto nel contesto bianconero nel frattempo è il più classico degli errori da matita blu. Quelle righe hanno scatenato un piccolo (e civilissimo, per fortuna) dibattito via social e sono tornate di attualità dopo l’odierna sconfitta della formazione di Andrea Pirlo contro i sanniti di Pippo Inzaghi. E allora è il caso di ricordare da dove nascono gli attuali problemi che affliggono la formazione nove volte campione d’Italia e che il gol di Gaich ha fatto nuovamente emergere.
Estate 2015. La Juventus, dopo un quadriennio costellato dalla vittoria di 4 scudetti, una Coppa Italia e due Supercoppe Italiane e dopo aver perso la finale di Champions League contro il Barcellona a Berlino, rivoluziona la rosa. Via Pirlo, Vidal, Tevez e Llorente (più i vari Ogbonna, Pepe e Coman), dentro Khedira, Cuadrado, Dybala e Mandzukic.
Estate 2017. La Juventus, nel frattempo rinforzatasi con gli innesti di Dani Alves, Benatia, Pjanic e Higuaìn, torna in finale di Champions League, ma deve arrendersi al Real Madrid di Zidane e (toh!) Cristiano Ronaldo. Le strade per la società bianconera, a questo punto, sono due: rivoluzionare l’organico come due anni prima oppure puntare sulla sete di rivincita del gruppo e apportare qualche correttivo. Arrivano Douglas Costa dal Bayern Monaco e Bernardeschi dalla Fiorentina, ma i problemi veri sono altrove. Il centrocampo della stagione precedente poteva infatti contare, oltre che su Khedira e Pjanic, su un Marchisio in evidente fase calante e su Sturaro, Lemina e Rincon. In quell’estate salutano la Continassa Lemina e Rincon, sostituiti da Bentancur e Matuidi.
Stagione 2017/18. La Juventus di Allegri lotta con il Napoli di Sarri per lo scudetto e tra novembre e dicembre il tecnico cambia assetto tattico passando al centrocampo a tre. A quel punto una coperta che nella stagione precedente era corta sul piano qualitativo lo diventa sul piano quantitativo, anche perché Marchisio continua a non offrire garanzie sul piano fisico. Le cose non vanno meglio nella batteria dei terzini. Se a sinistra Asamoah consente ad Alex Sandro di rifiatare, a destra la situazione non è delle più semplici dopo l’addio di Dani Alves in estate. De Sciglio e Howedes passano più tempo in infermeria che in campo e così Lichtsteiner è costretto agli straordinari, talvolta sostituito da un Barzagli adattato. Per correre ai ripari, nel finale di stagione, Allegri comincia quel percorso di trasformazione in terzino di Cuadrado. Un percorso che, giova sempre ricordarlo, sarà poi completato da Maurizio Sarri due anni più tardi.
Quanto ricordato nelle righe precedenti è storia, quindi prescinde dalle opinioni che ciascuno nutre sulle cause della piega che sta assumendo la stagione della Juventus. Ma è soprattutto una storia che, per tornare al tema sollevato una settimana fa, precede l’arrivo di Cristiano Ronaldo o l’ingaggio di Andrea Pirlo come allenatore e che rafforza l’interrogativo posto in questa sede appena sette giorni fa: davvero ha senso parlare del solaio della casa senza interrogarsi sulle condizioni in cui versano le fondamenta?