Il primo scorcio di questo strano campionato ha sicuramente due grandi protagoniste, Milan e Napoli, e la favorita d’obbligo, la Juventus campione in carica e vincitrice degli ultimi nove titoli, che sta vivendo un periodo di difficoltà, sebbene le sue grandi individualità le stiano comunque consentendo di essere a ridosso della vetta.
Da una parte i bianconeri hanno attuato una rifondazione ben più radicale di quella operata nel 2015. All’epoca veniva confermato un allenatore (Allegri) e profondamente rinnovato il parco giocatori con i vari Rugani, Khedira, Hernanes, Alex Sandro, Dybala e Mandzukic in luogo di gente come Ogbonna, Vidal, Pirlo, Tevez e Llorente. Il risultato, come si ricorderà, è stato un campionato con non poche difficoltà iniziali e una straordinaria rimonta in inverno con vittoria finale di scudetto e Coppa Italia. La rifondazione di quest’anno, come detto, è stata ben più profonda e radicale.
L’allenatore non solo è nuovo, ma è un debuttante assoluto, inizialmente designato per guidare la formazione Under 23 in Serie C. Il rinnovamento del parco giocatori è stato anche in questo caso profondo, ma Pirlo non ha avuto, come il suo vecchio mister cinque anni fa, nemmeno il tempo di poter fare esperimenti salvo un’amichevole contro il Novara poco prima del via della stagione ufficiale. Il risultato è che ad oggi la Juventus è oggettivamente un cantiere aperto: una squadra alla ricerca di un abito tattico giusto e del miglior assortimento possibile tra i suoi elementi, soprattutto quelli di maggior qualità. Cosa accadrà, ad esempio, quando Cristiano Ronaldo avrà definitivamente superato il Covid e Dybala sarà pienamente recuperato sul piano fisico? Si troverà un modo di far coesistere le due stelle indiscusse con un Kulusevski in rampa di lancio e, soprattutto, un Morata che, tra gol convalidati e gol annullati, è sicuramente la nota più positiva di questo inizio di stagione? Spetterà ovviamente a Pirlo trovare queste risposte e, nel frattempo, coniugare il tempo fisiologico di assestamento con risultati che consentano fino a dicembre di restare a ridosso della vetta in campionato e di qualificarsi agli ottavi di Champions League.
Di contro, Milan e Napoli hanno iniziato il proprio campionato ripartendo dalle certezze acquisite nel corso della scorsa stagione, soprattutto nel post-lockdown, e aggiungendo tasselli alla rosa.
Sulla sponda rossonera del naviglio Pioli è riuscito a trasformare il suo gruppo di giocatori in una squadra, con il contributo non secondario dello scafato Ibrahimovic, ha aggiunto tasselli giovani e interessanti come Tonali, Diaz e Dalot. Ma soprattutto, a differenza di tanti suoi predecessori, Pioli ha potuto finalmente contare su una società con una comune visione e non più dilaniata da guerre interne o distratta da questioni tipo “closing” o altre faccende.
Anche all’ombra del Vesuvio Gattuso può contare su un gruppo unito, tutto sommato poco distratto dalle voci di mercato (ricordate la corte spietata del Chelsea di Conte nei confronti di Koulibaly nell’estate del 2016 e in quella del 2017?). Inoltre in rosa è arrivato quel centrocampista centrale che nelle ultime due stagioni era mancato come il pane. Salutato Jorginho due estati fa e sfumati, per varie ragioni, Torreira prima e Veretout poi, gli arrivi di Lobotka e Demme lo scorso inverno erano sembrati due palliativi. Gattuso chiedeva, invece, un centrocampista di sostanza e quantità che quest’estate si è materializzato sotto forma di quel Bakayoko pupillo del tecnico ai tempi del Milan.
Il prosieguo del campionato (Covid permettendo, è sempre bene ricordarlo soprattutto con i chiari di luna che si intravedono) dirà se si assisterà a un nuovo torneo 2015/16, con una Juventus capace di riorganizzarsi e correre a prendersi il decimo titolo consecutivo, o se i bianconeri pagheranno questo necessario periodo di riorganizzazione tecnica. Quel che è sicuro è che, ad oggi, sono proprio le certezze acquisite che stanno delineando la classifica dell’attuale torneo.