L’ex attaccante della Juventus, Mario Mandzukic, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport, in cui ha parlato del particolare momento dei bianconeri e del suo passato a Torino. Ecco le sue dichiarazioni, estratte dalle pagine della Rosea.
Sul Derby d’Italia
“Mi piaceva molto questa sfida e più grande era la partita, più grande era la mia ambizione di vincere. Mi piacerebbe andare a vedere la partita allo Stadium. In caso contrario, la guarderò in televisione: non mi perdo una gara della Juventus”.
Sui problemi della Juventus
“Dall’esterno non è facile giudicare. Ma nel calcio nulla dura per sempre e anche il dominio della Juve era destinato a finire prima o poi. Ha perso diversi leader chiave, ragazzi che sapevano come vincere con continuità. È relativamente facile giocare una grande partita, ma è difficile ripeterla ogni settimana ed è quello che bisogna fare per vincere uno scudetto. La Juve ha ancora molta qualità, ma serve tempo per costruire una squadra, un carattere e acquisire le abitudini da scudetto. La Juve non è per tutti. Sono certo che prima o poi tornerà al livello che i tifosi desiderano”.
Su una possibile rimonta
“Noi eravamo più indietro di 10 punti… quindi sì, è possibile! Ma non dipende da un singolo giocatore, bensì da tutta la squadra, che deve dimostrare spirito collettivo e determinazione nel voler raggiungere l’obiettivo. Quando sei così indietro, dipendi anche dagli altri. Però la Serie A è tosta, è probabile che tutti possano perdere punti strada facendo. Nel 2015-16, quando eravamo indietro, ci siamo riuniti e tutti insieme abbiamo deciso di invertire la rotta. Adesso non sono nello spogliatoio e quindi non posso dire di più. I ritorni di Pogba e di Chiesa al top aiuteranno, ma non giocano da soli».
Consigli per Vlahovic?
“Non ne ha bisogno. L’unica cosa che posso dirgli, è come affrontavo io questi match: non pensavo a fare gol, ma a come vincere la partita. Ci sono tanti modi per aiutare squadra e il successo della Juve è l’unica cosa importante alla fine. Se corri, salti, vinci i duelli, se mostri la tua determinazione ai rivali, se prendi buone decisioni con la palla, se crei delle opportunità, se segui il piano di gioco dell’allenatore, tutto questo contribuisce alla vittoria. Che senso ha segnare una tripletta se poi si perde la partita? Vlahovic ha già dimostrato di essere un ottimo 9. Ora dipende da lui e dalla sua ambizione di voler diventare uno dei top al mondo”.