La notizia peggiore per la Juventus non è la sconfitta in finale di Coppa Italia contro l’Inter, ma il mancato apporto di Allegri e l’assenza di basi per il futuro.
Dopo 10 anni, per la prima volta la Juventus chiude la stagione senza trofei. Quanto pesava la Coppa Italia? Chiedere a Massimiliano Allegri, nervoso come non mai a bordocampo, che ha terminato di guardare la finale contro l’Inter dagli spogliatoi, dopo l’espulsione rimediata. Un’istantanea che, da sola, racconta quanto il match di ieri sera fosse importante in casa Madama. Il calcio è fatto di cicli, quello della Juventus è stato irripetibile e, di fronte a questo, non resta che applaudire i protagonisti di una cavalcata storica. Il calcio, allo stesso tempo, ha la memoria corta e basta un passo falso a cancellare quanto di buono fatto prima. Può capitare di perdere, non può essere una tragedia, ma il problema principale è un altro.
La scorsa estate, con l’annuncio del ritorno di Massimiliano Allegri in panchina, la Juventus ha lanciato un messaggio chiaro, ribadito nelle prime conferenze stampa, salvo poi essere corretto ed edulcorato: tornare immediatamente a vincere lo scudetto. Andrea Pirlo silurato, nonostante la vittoria di Coppa Italia e Supercoppa, perché non c’era tempo di aspettare la naturale evoluzione di un progetto tecnico avviato da un allenatore esordiente. E allora via con l’usato garantito.
La stagione, però, si è rivelata completamente fallimentare ma, ancora, il problema non è l’assenza di trofei da aggiungere alle coppe esposte al J Museum. Il vero problema, è l’assenza di basi solide sulle quali lavorare in vista del prossimo futuro. La Juventus osservata in stagione è una squadra senza identità di gioco, senza mordente, senza idee chiare; che non ha vinto uno scontro diretto, che ha perso due finali contro i rivali dell’Inter. Obiettivo minimo quarto posto raggiunto in rimonta, ma può bastare? Evidentemente, visti anche i costi di gestione del club bianconero, confrontati con le dirette avversarie, la risposta è negativa. Evidentemente, Massimiliano Allegri non è riuscito a portare quel qualcosa in più che ci si sarebbe aspettati da lui.
La Juventus, in estate, si troverà a dover sostituire Paulo Dybala, il calciatore in rosa più dotato qualitativamente; lo stesso sarà per Giorgio Chiellini, leader in campo e nello spogliatoio. A tutto questo, si aggiunge il sempreverde problema centrocampo, l’assenza di un laterale affidabile a sinistra, le criticità emerse nel servire l’uomo al centro del progetto e dell’attacco bianconero, Dusan Vlahovic. Insomma, Federico Cherubini e il suo staff saranno chiamati agli straordinari, in vista della prossima sessione di calciomercato.
Più che ad una ricostruzione, quindi, quest’anno si è assistito alla fase finale di distruzione delle fondamenta, di ogni certezza costruita in questo lunghissimo ciclo vincente. Una tabula rasa che incute timore, l’ignoto che si para davanti; servirà un miracolo manageriale per tornare competitivi dalla prossima stagione, perché una nuova rivoluzione, dalle parti della Continassa, non è presa in considerazione.