L’attenuante Sczcesny della prima giornata è stato il velo di Maya di una Juventus che ha cercato di nascondere i propri limiti dietro eventi e casualità che, appunto, sono eccezioni rispetto all’ordinario. L’ordinario però ci racconta una squadra che solo nei primi ’45 minuti contro l’Udinese ha dimostrato tutto il suo potenziale, tre quarti d’ora di gioco in cui ha brillato, e ha smesso di brillare alla pausa, Paulo Dybala. Il problema più grande però resta la prestazione di ieri all’Allianz Stadium che ha squarciato il velo di Maya costruito anche da una stampa che sulla Juventus non ha mai ricamato drammi, ma solo errori di percorso.
La Juventus vista ieri sera è sembrata prigioniera dell’astrusità di Allegri che ha piazzato un difensore come mediano (Danilo), uno capace di fare l’ala messa come terzino (Cuadrado) e una mezz’ala messa in attacco o comunque con ruoli offensivi che non sono ancora nel suo bagaglio tecnico (McKennie). Andreazzoli ha colmato il gap tecnico con i bianconeri facendo recitare ai suoi il copione di gioco a meraviglia e che ha creato pericoli per tutta la partita ad una difesa che ha dovuto compiere più di qualche miracolo. Se la difesa funziona e il centrocampo non ha forma, l’attacco senza “9” messo in campo dal tecnico toscano è sembrata più una scelta dettata dal non avere nessun altro oltre Morata che una scelta tecnica. Anche perché sena il centroavanti o sei Guardiola o non vinci.
Federico Chiesa fino ad ora è stato l’unico bianconero a crederci e a dare tutto in queste ultime due partite, giocando in maniera molto convincente. Se Dybala va aspettato, ma sarebbe anche ora di non perdere più tempo, il figlio di Enrico prova a trascinare – con la maturità dei suoi 23 anni – una squadra che vive di singolarità, per fortuna chi pensava solo a se stesso se n’è andato, avrebbe da dire qualcuno.
Ci sta essere arrugginiti dopo 2 anni di ferie utili a schiarire i pensieri ma Massimiliano Allegri è riconosciuto per essere uno dei migliori allenatori dal lato della gestione dello spogliatoio e di entrare nella testa dei giocatori e farli correre tutti nella stessa direzione. Il contratto lungo concede tempo per la ricostruzione ma il dna bianconero si sa, ha bisogno di vincere per sentirsi vivo. Max dovrà trovare, il prima possibile, le giuste parole per entrare nella mente di un insieme di giocatori che non riesce ad essere un unico coro, pensiero espresso proprio ieri da Chiellini al tecnico toscano.
Non si tratta più di assecondare la disposizione e l’ossessione a vincere, presente fino al giorno della ritirata verso Manchester di Cristiano Ronaldo. Adesso occorre trovare la capacità al sacrificio e di ritornare a far girare 11 giocatori e farli tutti partecipi di una manovra che negli ultimi anni è apparsa sterile e coperta solo da quei 100 goal in 3 stagioni a cui vanno solo fatti dei ringraziamenti. La pausa, ad oggi, resta la parte più positiva di un inizio che poteva benissimo essere pronostico.