Certo, c’era freddo ieri sera a Torino. Normale amministrazione, per una serata di metà gennaio nel capoluogo piemontese. La mancata esultanza di Paulo Dybala, e lo sguardo gelido verso la tribuna, però, hanno contribuito a far crollare la temperatura percepita all’interno dell’Allianz Stadium. La bolla è esplosa, e lo ha fatto in pubblico, di fronte le telecamere, nella serata in cui tutti i riflettori erano puntati sul numero 10 della Vecchia Signora.
Dybala ha calato la maschera, quella dell’esultanza e quella della retorica, niente frasi di circostanza: uno sguardo di sfida e poi la dichiarazione ai microfoni della televisione, pesante tanto quanto quegli occhi fissi verso la tribuna: “Non ho niente da dimostrare”. Ha fatto bene? Era giusto palesare in questo modo la sua insofferenza? Ha fatto male? Un capitano non deve comportarsi così nei confronti della sua società? Sono premesse sbagliate e occorre fare un passo indietro: era necessario arrivare a questo punto?
La gestione del caso Dybala, in casa Juventus, rappresenta l’ennesimo errore macroscopico della società negli ultimi anni. Possibile che, in un club che tradizionalmente si chiude a riccio e risolve le questioni interne tra i corridoi della propria sede, il CEO lanci bordate dai microfoni delle televisioni contro quello che, in questo momento, è il calciatore più rappresentativo, con il numero 10 sulle spalle e la fascia di capitano al braccio, quello con più appeal internazionale, il volto del club nel mondo, dopo l’addio di Cristiano Ronaldo. Sempre messo in discussione, il gesto di Dybala sembra essere la naturale conseguenza di una questione gestita nel peggiore dei modi.
E adesso? Nonostante l’accordo di ottobre, con le parti che si sono lasciate con una stretta di mano, la questione rinnovo rimane aperta, almeno finché non arriverà la firma. Di questo, se ne riparlerà tra febbraio e marzo, dopo il consiglio d’amministrazione e quando il destino della Juventus in campionato sarà leggermente più chiaro; in particolare, se l’obiettivo Champions League sarà ancora alla portata. In uno scenario come questo, facile immaginare che il telefono di Antun, procuratore di Dybala, squilli tutto il giorno: in questo momento, la Joya può firmare per un altro club e liberarsi a parametro zero. Ancora più facile immaginare come Beppe Marotta, grande estimatore dell’argentino, si lasci ingolosire dall’occasione.