La sconfitta contro la Lazio nel big match della 30ª giornata di campionato, ha esacerbato ancora di più la crisi dei bianconeri che non riescono più a vincere. Un andamento preoccupante quello della Juventus, che ora vede anche a rischio l’obiettivo Champions.
Una Pasqua assolutamente amara in casa Juventus. I bianconeri si leccano le ferite dopo il KO subito al fotofinish contro la Lazio, con i biancocelesti che grazie al gol di Marusic al 93′ hanno inflitto alla squadra di Massimiliano Allegri la quinta sconfitta in campionato e la continuazione di un momento estremamente negativo da parte della Vecchia Signora.
Il rendimento di soli 7 punti raccolti nelle ultime nove giornate, vale a dire quattro sconfitte, quattro pareggi e una sola vittoria (3-2 in casa contro il Frosinone) negli ultimi due mesi di campionato hanno davvero un che di preoccupante e allarmante. Perché fino a 60 giorni si stava parlando di una squadra che aveva messo a referto 52 punti nelle prime ventuno giornate di campionato e che si stava contendendo lo Scudetto con l’Inter, poi qualcosa si è irremedabilente rotto e la magia si è spenta. Con la Juventus che non solo ha abdicato per la lotta al titolo, ma ha perso il secondo posto (a-6 dal Milan) e che ora rischia anche di non centrare nemmeno l’obiettivo minimo della qualificazione alla prossima Champions League, se il rendimento dovesse rimanere tale.
Ma cosa è successo alla formazione di Massimiliano Allegri? Per capire questo basta capire quello che la Juventus era e portava in campo e che gli ha permesso una straordinaria prima parte di campionato. I bianconeri non hanno mai espresso un buona proposta di gioco e un bel calcio, e i loro punti di forza sono sempre stati esterni a questo. Vale a dire una fenomenale solidità difensiva (12 clean sheet nelle prime 21 giornate), un incredibile cinismo in fase offensiva dove quasi ogni occasione diventava una rete decisiva e una apparante ritrovata mentalità nel voler lottare per grandi traguardi.
Le cose stavano funzionando, ma come si può intuire la durezza difensiva e il cinismo sono concetti abbastanza aleatori e non troppo concreti nel calcio moderno, e da un momento all’altro possono anche abbandonarti. Perché in campo ci sono anche gli avversari che possono segnare e la tua unica arma non può essere il non prendere, e il cinismo a volte c’è e a volte viene a mancare. Persa la sicurezza nel reparto arretrato (12 gol subiti nelle ultime 9 giornate, tanti quanti subiti nelle precedenti ventuno) e scomparsa anche la fortuna dell’essere spietati, la Juventus si è trovata scoperta non potendosi aggrappare ad una precisa identità di gioco che aiutasse la squadra ad ottenere prestazioni che potevano portare alla vittoria.
Una problematica ampiata probabilmente da una rosa forse troppo sopravvalutata rispetto a quella che si è trovata a competere e che nell’11 titolare ha avuto pochissimi picchi. Szczesny in porta, Bremer in difesa, Rabiot a centrocampo e la coppia Vlahovic e Chiesa in attacco. Cinque giocatori sopra livello e basta, poi un gruppo (anche in panchina) di buoni gregari e nulla più ma che a un certo punto del campionato è stato dipinto diversamente. Colpa di Allegri? Probabilmente il non aver regalato alla Juventus un’idea di calcio offensiva e basata solo su un atteggiamento difensibo e cinico (fin quando è durato) è stata un’arma a doppio taglio.
Anche se la responsabilità maggiore del tecnico sembra non aver saputo gestire la pressione e la mentalità nel momento di spinta decisiva della stagione, con la Juventus caduta sul più bello e paradossalmente in partite (Empoli,Udinese e Verona nel mese di febbraio e solo 2 punti raccolti) che sulla carta dovevano rappresentare lo sprint che avrebbe potuto dar un indirizzo diverso. Ma i bianconeri col senno di poi, non si sono meritati la fortuna del calendario per errori propri e magari la Juventus ora merita dove si trova.