Da settimane, cambiano gli sfondi dietro di lui, le situazioni e le emittenti, ma non cambiano le parole di Massimiliano Allegri che, interrogato dai giornalisti, risponde con un mezzo sorriso: “La Juventus è fuori dalla lotta scudetto”. Questione di tabelle, quote e matematica: “Non ci possiamo più arrivare, sono in corsa Milan, Napoli e Inter”. Settimane così, a cercare di spegnere gli entusiasmi di un ambiente che, in questa stagione, si è abituato alle montagne russe: dall’esaltazione al fallimento in 90 minuti, a volte anche meno. Un ambiente che nell’ultimo periodo – da fine gennaio in poi -, sta vivendo una nuova fase di ottimismo e che, ogni tanto, un occhio a chi sta su in classifica lo dà. A tenere viva la fiammella della speranza due fattori: le squadre davanti non fuggono ma rallentano e Dusan Vlahovic.
Una fiammella, si diceva. Una fiammella che Allegri ha provato in ogni modo a spegnere. Anche legittimamente: un modo per scaricare la pressione su altre spalle, e stare più sereni. Una fiammella che, però, da ieri sera è tornata ad essere incendio, con Cherubini e Dybala intenti a gettare taniche di benzina sopra. I due, infatti, intervenuti ad un evento benefico a Milano e interrogati dal direttore del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni, hanno rimarcato come, nonostante le parole del tecnico livornese, la Juventus abbia l’obbligo di credere allo scudetto e provarci, fino a che non ci sarà la barriera dell’aritmetica a rimbalzarla indietro.
Due anime dello spogliatoio in contrasto? Niente di tutto ciò. È evidente che quella di Allegri sia, prima di tutto, una strategia comunicativa ma che, lontano da telecamere e riflettori, sia il primo a contare i punti di distanza, quando le squadre davanti frenano. Allo stesso modo, è evidente che lo spogliatoio voglia smarcarsi dalla pressione dell’essere in corsa per lo scudetto. Un conto è la questione di lignaggio e allora sì, giusto rimarcare l’obbligo “morale” di chi veste i colori bianconeri a provarci fino alla fine. Poi c’è il campo, e in questo momento la Juventus non è in lotta per lo scudetto, troppo distanti le prime tre. L’unica certezza è quella del qui e ora: cercare di vincere più partite possibili e lavorare a testa bassa, per poi rialzarla e vedere a che punto si è arrivati, per quali obiettivi si è in corsa. Attenzione, però, a non costruire castelli per aria, a non stare troppo con la testa puntata all’insù, perché il quarto posto è tutt’altro che acquisito e, come si diceva prima, passare dall’esaltazione al fallimento è un attimo.