Il D10s ieri sera deve averci messo la mano perché Ronaldo con le batterie scariche non si vede tutti i giorni. Ma il dato che spaventa maggiormente Pirlo è quello in cui si vede come sotto i 16 gol stagionali di Ronaldo ci siano Chiesa a 5 e Morata a 4. In altri termini, se il portoghese non segna, la Juve perde o pareggia quasi sempre. Non a caso, durante il periodo in cui Cristiano si trovava in isolamento, la Signora ha pareggiato con Crotone, Verona e, in una giornata in cui ha riposato, anche con il Benevento. In quelle partite la squadra era ancora in fase di costruzione, tuttavia non è riuscita a sfruttare il vantaggio tecnico: si è inceppata con le sue stesse mani.
Giocatori che riescano a eguagliare le sue caratteristiche tecniche di Cristiano non esistono o, meglio, costano tanti soldi. L’unica cosa che i suoi compagni potrebbero eguagliare, o quanto meno cercare di avvicinarsi, è la sua mentalità durante la partita. Uno come CR7 picchia anche quando è seduto all’angolo. È colui che anche sul 3 a 0 chiede alla squadra di salire; oppure batte velocemente la rimessa laterale nonostante la sua squadra si trovi in vantaggio. Piccoli gesti, ma che insieme fanno il campione che da un paio d’anni guida i suoi compagni alla vittoria.
Chi punta a dominare anche in Europa non può pensare di imporsi grazie ai suoi fenomeni più che alle redini del suo allenatore. Il Liverpool riuscì a rimontare i tre gol che il Barcellona gli aveva rifilato all’andata senza Salah e Firmino. Gli uomini di Pirlo perdono la maggior parte delle loro partite a centrocampo: senza Arthur la palla gira male e a Morata arrivano pochi palloni. Tanto palleggio e poca sostanza. Con Cristiano scarico, la sfera vaga ovunque per il campo tranne che in porta.
Ieri sera solo Chiesa ha corso per il lungo e per il largo. A differenza di Bernardeschi, agli antipodi dell’altro Federico. L’attaccante spagnolo invece ha perso quell’intesa che aveva trovato con Ronaldo a inizio stagione. Spesso il numero 9 si perde tra i difensori avversari e non attacca la profondità. Sembra aver perso l’appetito: non ha più la fame del gol. La crescita dei bianconeri passa anche da qui: più entusiasmo degli interpreti e meno dipendenza dal re. Vale sempre il solito discorso: l’unione fa la forza.