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Juve, la leadership di CR7 per tornare a correre

Alla Juventus, scivolata a dieci punti dalla vetta – ma con una partita da giocare – manca qualcosa. Non tanto in termini di organico, che avrebbe comunque bisogno di una iniezione di qualità in mezzo al campo. Quanto in termini di personalità. Quella vista contro la Fiorentina è sembrata una squadra incapace di reagire alle difficoltà. Certo, il gol a freddo di Vlahovic e il rosso a Cuadrado avrebbero stroncato un toro, ma non possono stroncare la Juve. Ossia il club che, in questi ultimi nove anni, ha dominato la Serie A.

La partita dello Stadium, anche a due giorni di distanza, lascia l’amaro in bocca ai tifosi bianconeri. Ben consapevoli che la rosa non è certo inferiore a quella di Inter e Milan, e che le vicende extra campo stanno gravando sul gruppo più del dovuto. Difficile immaginare che la decisione del Collegio Arbitrale non abbia depresso la squadra di Pirlo. Apparsa deconcentrata di fronte alla furia Viola, secondo il suo allenatore addirittura con la testa già in vacanza.

Sarebbe grave, gravissimo, di certo non “da Juve”, non da squadra di vertice, affamata, abituata a trovare sempre nuove motivazioni. Che, dopo nove scudetti, iniziano a mancare, si legge da mesi, se non anni. Eppure, in campo i senatori quasi non scendono più, se si eccettua Bonucci, e in molti hanno ancora molto, se non tutto, da dimostrare. E allora, più che di motivazioni, bisogna parlare di personalità. Che manca, eccome se manca, in campo come in panchina.

Non ce ne voglia Andrea Pirlo, campione fantastico e mai abbastanza celebrato, ma la panchina della Juventus è una delle più importanti al mondo. E a volte non basta l’appoggio della società e dei media, ci vuole anche il “manico”, come lo avrebbe definito Maurizio Sarri. Ossia, la capacità di allenare una squadra del genere, missione non semplice, e non per tutti. L’impressione, mai fugata ma solo mascherata dal 3-0 del Camp Nou, è quella di un allenatore ancora acerbo, che ha fatto il passo più lungo della gamba.

Difficile capire se l’errore più grande sia stato della società o dello stesso Pirlo, che ha accettato un ruolo ancora troppo grande per lui. A meno che non sia il primo passo di un nuovo ciclo che, però, non può certo iniziare con giocatori del calibro di Chiellini e, soprattutto, CR7.

Soprattutto Cristiano Ronaldo. Che di certo a 35 anni e con un contratto tra i più ricchi del mondo del calcio, non ha nessuna intenzione di lottare per il quarto posto. Messaggio che, netto e chiaro come quasi mai accade sui social del portoghese, ha voluto lanciare proprio nel day after della debacle contro la Fiorentina. Un messaggio che i tifosi hanno accolto con piacere, consapevoli che alla Juve manca una guida, un leader. Chiellini è ormai più spesso in infermeria che in campo, Buffon è a fine carriera, e Bonucci non ha le stimmate del capitano.

Ecco, l’idea, che corre sui social, di dare la fascia di capitano al giocatore più forte e vincente, Cristiano Ronaldo, potrebbe dare un segnale ed una scossa. Non risolutiva, certo, ma quantomeno simbolica. Un modo, in sostanza, per dire al campionato: “Ci siamo anche noi, e a guidarci c’è il giocatore più forte del campionato”. Un po’ come ha fatto il Milan con Ibrahimovic: a prescindere dalla fascia, lo svedese si è caricato per mesi la squadra sulle spalle. CR7 lo farebbe volentieri, ci scommettiamo, non è certo tipo da tirarsi inidietro. E allora, perché non dargli anche la fascia, e togliere almeno un po’ di pressione dalle spalle di Pirlo

 

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Published by
Piermichele Capulli