Calcio Estero

Jude Bellingham, le stimmate del predestinato

Sono bastati 45 minuti con addosso la maglia del Borussia Dortmund, a Jude Bellingham, per mettere a segno il suo primo record. Anzi, persino meno. Nel match di Coppa di Germania contro il Duisburg, ha trovato la via del gol dopo 30′, siglando il 2-0. La partita finirà 5-0 per le Die Wespen, ed il classe 2003 arrivato da Birmingham è diventato il marcatore più giovane nella storia del Borussia.

Jude Bellingham ai tempi del Birmingham

Pagato 26,5 milioni di euro, per molti è stato un azzardo, ma sulle qualità del giovanissimo centrocampista non c’è molto da discutere. Semmai, il dubbio, legittimo, è se un diciassettenne sappia resistere alle pressioni e confermare le aspettative, altissime. Tanto alte che il Birmingham ha deciso di ritirare la sua maglia, la n. 22, come hanno fatto il Milan con la 6 di Baresi e l’Inter con la 4 di Zanetti. Il Borussia Dortmund, in questo senso, è il posto giusto per crescere con serenità. Negli ultimi anni è diventato una fucina di talenti, alcuni molto precoci, come Pulisic e Sancho, e nessuno si è perso per strada.

La storia del calcio, però, è piena di talenti sprecati e talenti che si sono persi per strada. Della prima categoria fanno parte Mario Balotelli e Antonio Cassano, che pure hanno avuto carriere di alto livello e ricche di soddisfazioni. Della seconda, una miriade infinita di meteore. A partire da Ugochukwu Michael Enyinnaya: ve lo ricordate? Era il compagno di reparto di Cassano la sera del 18 dicembre 1999, quando il Bari di Fascetti supera al San Nicola l’Inter. Prima ancora della prodezza del ragazzo di Bari vecchia, era stato il nigeriano, classe ’81, a far saltare tutti in piedi. Vede Peruzzi fuori dai pali, e lo punisce da 40 metri con una sassata imprendibile.

Cassano ed Enyinnaya

Da allora, aveva appena 18 anni, di Enyinnaya non si è quasi più sentito parlare. Sorte simile, fatte le dovute proporzioni, è toccata a Federico Macheda. Classe 1991, cresciuto nel vivaio della Lazio, viene “rapito” a 16 anni dal Manchester United, facendo gridare allo scandalo i tifosi biancocelesti. Che, per la verità, se la prendono più con il presidente Lotito che con i dirigenti dei Red Devils, accusandolo di non aver investito su un giovane dal futuro assicurato. E per un po’ è sembrato avessero ragione. “Chicco” Macheda esordisce nel 2009 in Premier, a 17 anni, segnando subito il suo primo gol. Altra giornata ed altra rete. Sembra tutto già scritto, e invece, dal 2010 in poi girerà tra Italia e Inghilterra sembra mai trovare una vera dimensione. Almeno fino al 2018, quando arriva al Panathinaikos, in Grecia, trovando la continuità che non aveva mai avuto prima.

Federico Macheda con Sir Alex Ferguson

Storie di voli imprevedibili ed ascese velocissime, a cui a volte seguono tonfi ancora più veloci. In un mondo, quello del calcio, che raramente offre una seconda chance. Ed in cui il talento, da solo, non basta. Ci vogliono serietà e, soprattutto, serenità e leggerezza, qualità che non sembrano mancare a Jude Bellingham. E poi, dalle parti di Dortmund sanno aspettare: ecco, la pazienza, la virtù dei forti, di cui i giovani, in quel tritacarne che è lo sport professionistico, hanno spesso un disperato bisogno.

Share
Published by
Piermichele Capulli