“It’s coming to Rome”, storia di un delitto perfetto

“It’s coming to Rome”, storia di un delitto perfetto

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Prima di cominciare vorrei fare un appello all’Accademia della Crusca. Da domani vorrei che “tifosi dell’Italia” fosse approvato come sinonimo della voce ‘Sofferenza’. Detto ciò, possiamo iniziare.

Non è assolutamente facile trovare il titolo adatto in una serata in cui si è detto praticamente di tutto. Ma alla fine la nazionale guidata da Roberto Mancini ha compiuto un vero e proprio delitto perfetto. Vincere nel tempio del calcio contro i padroni di casa che già da giorni festeggiavano può risultare una mezza impresa. Farlo ai calci di rigore è praticamente un miracolo. L’Italia si è calata nella parte del killer in maniera pressoché perfetta, andando prima all’inferno e poi riprendendosi una vittoria coi denti e con tutto ciò che si aveva a disposizione. Un successo sofferto, stiracchiato, dopo un momento che sarebbe riduttivo definire complicato. L’Italia è riuscita nell’impossibile, nel ribaltare quel pronostico scritto: “It’s coming to Rome”, nella maniera più avvincente possibile.

UNA VITTORIA STORICA – Ora possiamo dirlo, dentro di noi speravamo in un successo simile. Abbiamo sempre visto l’Inghilterra come una sorta di Oasi nel deserto, un luogo in cui gli italiani meno fortunati potevano cambiare la propria vita. Londra come capitale del mondo, la Terra d’Albione genitrice di uno degli sport più affascinanti e crudeli del pianeta. Gli ingredienti per far bene c’erano tutti perché semplicemente avevamo un intero paese contro, un intero stadio che quando ribolle sa affossarti.

Il gol a freddo è stata quasi una liberazione. Due minuti sul cronometro e padroni di casa a buttar giù un impianto storico. Poi la sofferenza, i “non ce la faremo mai” che prendono il sopravvento sui “dobbiamo crederci”. La vittoria contro l’Inghilterra verrà ricordata per sempre proprio perché siamo andati all’inferno, abbiamo preso confidenza pure con le pareti e siamo riusciti a risorgere. Ancora una volta.

Il pareggio, poi quel secondo gol che non è arrivato nemmeno sugli errori degli inglesi. E i calci di rigore, con la scaramanzia ad aiutarci: nostro il primo errore, ora possiamo iniziare a tirare verso Pickford come sappiamo fare. E il destino ha voluto che a decidere il match questa volta doveva essere un ragazzone di circa due metri tanto criticato dai suoi tifosi per come si è comportato. Lecito, per carità. Ma stasera Gigio nazionale merita una standing ovation a prescindere da quanto fatto col proprio club.

ROBERTO MANCINI, THE ITALIAN JOB – Difficile cercare il migliore in un gruppo quando si vince, ma questo successo è merito di un commissario tecnico che ha sbagliato poco e nulla. Qualche polemica sulla convocazione di Bernardeschi, ma nel complesso i detrattori questa volta si contavano sulle dita di una mano. Roberto Mancini ha avuto il grande merito di prendere sottobraccio una nazionale e portarla sul tetto d’Europa dopo la mancata partecipazione a un mondiale. Semplice, direte voi. Ma alla fine le imprese vanno portate a termine, non basta vincere sulla carta. La sorte poi gli ha dato una mano, Roberto aveva un conto in sospeso da giocatore in quello stadio. Niente Coppa dei Campioni con la sua Sampdoria, ma un campionato d’Europa strameritato. E non importa se nelle ultime due gare gli azzurri hanno sofferto, quel che conta è il risultato finale.

GRAZIE RAGAZZI – Donnarumma, Meret, Sirigu, Acerbi, Bastoni, Bonucci, Chiellini, Di Lorenzo, Emerson Palmieri, Florenzi, Spinazzola, Toloi, Barella, Castrovilli, Cristante, Jorginho, Locatelli, Pessina, Verratti, Belotti, Berardi, Bernardeschi, Chiesa, Immobile, Insigne e Raspadori. Tutti meritano una menzione d’onore in una serata davvero incredibile, chi più chi meno ha contributo alla vittoria di un titolo storico, dopo un anno e mezzo in cui è successo praticamente di tutto.

La gioia è tanta, l’Italia intera ora fa festa. In questo momento non bisogna sprecare troppe parole, altrimenti si rischia di risultare stucchevoli e ridondanti. E allora grazie ragazzi.

Grazie per il delitto perfetto, ce lo ricorderemo a lungo.

Grazie per un titolo europeo che mancava dopo le finali del 2000 e del 2012.

Grazie per averci fatto sorridere in un periodo in cui c’è poco da festeggiare.

Grazie per le emozioni.

Grazie per il calcio giocato. A suo modo, salva sempre qualche vita.

Grazie per aver riunito un paese. Se questa Italia ha bisogno del pallone per stringersi in un abbraccio, va bene così.

Grazie per averci fatti soffrire. No, non siamo capaci a vincere dominando dall’inizio alla fine.

Grazie di tutto, è stato un mese fantastico. Faticoso, ma che ricorderemo per un bel po’.

Grazie ragazzi di Wembley, avete dimostrato che il sacrificio paga sempre. Anche quando la luce sembra essere completamente spenta. Anche quando una pandemia mondiale spegne le speranze dei più giovani e sembra ammazzare ancor di più un paese in ginocchio da una vita. Ma che nonostante tutto non muore mai. Mai.