(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Ancora tutto è possibile, per le italiane impegnate in Europa. Che, calcolatrice alla mano,  hanno ancora la possibilità, tutte, di qualificarsi alla fase a eliminazione diretta, tanto in Champions League quanto in Europa League. Sarebbe una vera e propria impresa, mai accaduta prima, se non in modalità “ridotta”. Nella stagione 2011/2012 Inter, Milan e Napoli superarono il girone di Champions, e Lazio e Udinese (retrocessa dai playoff) quello di Europa League. Nella stagione 2015/2016 l’Italia affrontò, e superò i gironi con solo due squadre, Roma e Juve, mentre la Lazio (eliminata ai playoff), il Napoli e la Fiorentina superarono i rispettivi gironi di Europa League.

Oggi, i numeri sono diversi, in corsa abbiamo sette squadre, tutte aritmeticamente in corsa. Missione già portata brillantemente a termine da Juventus, Roma e Milan, che senza sorprese hanno già conquistato matematicamente il passaggio del turno. I giallorossi sono gli unici certi del primo posto, ancora in ballo nel girone del Milan, dove però il Lille difficilmente sbaglierà contro il deludente – e ultimo del girone – Celtic. Anche i ragazzi di Pirlo hanno la possibilità, decisamente remota, di chiudere in testa al girone. Stasera al Camp Nou “basta” battere il peggior Barcellona degli ultimi anni con uno scarto di tre gol. Impresa difficile, per non dire impossibile.

Per le altre, invece, tutto è ancora possibile. A partire dalla Lazio, che stasera ha il destino nelle proprie mani. Alle 18.55 all’Olimpico arriva il Bruges, ultimo ostacolo, insidiosissimo, tra gli uomini di Inzaghi e gli ottavi di finale attesi da vent’anni. Basta un pareggio, ma troppe volte, nella storia recente biancoceleste, l’obiettivo minimo si è rivelato una trappola. E allora, meglio non fare calcoli, e giocare per vincere, senza rimpianti.

Domani, invece, si giocano le due partite più delicate, attese e insidiose. Ma diverse, decisamente diverse. L’Atalanta, attesa domani ad Amsterdam da un Ajax in grande spolvero, è seconda del proprio girone, e ha il passaggio del turno nelle proprie mani. Anche ai bergamaschi di Gasperini basta un pareggio, ma la Dea, come la Lazio, non è squadra pensata per fare troppi calcoli. A San Siro, invece, l’Inter l’Inter si gioca le residue speranze di accedere agli ottavi contro uno Shakhtar ancora in piena corsa. E, soprattutto, conscia che vincere potrebbe non bastare. Al di là degli eventuali biscotti altrui, se il Real non dovesse vincere contro il Gladbach, agli ucraini basterebbe un pareggio.

Sul fronte Europa League, infine, l’unica a non avere ancora raggiunto la qualificazione ai sedicesimi è il Napoli. Che si trova in una situazione decisamente bizzarra. Primi in classifica, ma con ancora la possibilità tutt’altro che remota, di finire al terzo posto. Si gioca tutto contro la Real Sociedad, al Diego Armando Maradona: neanche a dirlo, basta un pareggio.

Sembra un mantra, sin troppo rassicurante, ma ad eccezione dell’Inter, alle italiane ancora in ballo per il passaggio del turno in Europa, basta un pareggio. Giocare per il pareggio, però, è quanto di più pericoloso possa esserci. Difendere il risultato minimo, per squadre abituate a giocare, come lo sono la Lazio, l’Atalanta e il Napoli, rischia di rivelarsi controproducente. E allora, anche se basta un pareggio, ci auguriamo di vedere in campo undici coraggiosi, che non tradiscano la propria natura, superando di slancio anche quest’ultimo ostacolo. Per brindare,  con un piccolo miracolo pre natalizio da Madrid, ad un en plein storico. Che metterebbe un movimento in enorme trasformazione sotto una luce nuova e diversa. E, soprattutto, avvicinerebbe la Serie A alla Premier League e alla Liga, riportandola dove merita, grazie a progetti tecnici e manageriali solidi, ambiziosi e sostenibili.