Italia, Spalletti: “Un sogno essere qui. L’incarico più alto della mia carriera”
Luciano Spalletti ha rilasciato una bella intervista ai canali della FIGC in vista dei prossimi impegni dell’Italia. Il CT si è detto entusiasta
Manca poco al ritorno in campo dell’Italia. La Nazionale avrà un volto nuovo, è indubbio. Ci sarà Luciano Spalletti sulla panchina azzurra, subentrato di recente a Roberto Mancini. La nomina di allenatore per l’ex Napoli ha reso entusiasta un popolo intero, sicuro delle sue capacità e della sua bravura tecnica. D’altronde, lo Scudetto vinto la scorsa stagione coi partenopei è stato un capolavoro. Come accennato, l’Italia tornerà presto in campo. Ci sono le qualificazioni ai prossimi Europei da disputare, contro Macedonia del Nord e Ucraina. Luciano Spalletti, per l’occasione, è stato intervistato ai canali ufficiali della FIGC. Gioia ed entusiasmo nelle parole del nuovo CT.
Italia, parla Spalletti
Un sogno: “E’ un’emozione indescrivibile, mi sento come un alpinista che va poi a infilare la bandiera sul Monte Bianco. Per me questo è l’incarico più alto ricevuto nella mia storia da allenatore. E’ una responsabilità straordinaria che mi fa sentire tutto il suo peso addosso. Ma è proprio nella responsabilità che si hanno quelle reazioni che ci fanno diventare uomini migliori e più forti”.
Rappresentanza: “Significa rappresentare tutta l’Italia che ama il calcio e tutti quei bambini i cui sogni sono rivolti ai loro supereroi. I calciatori italiani per i bambini sono supereroi”.
Nuova Italia: “L’Italia ha una storia, ha avuto grandissimi campioni, abbiamo meriti che ci sono stati dati da tutte le parti del mondo. Dobbiamo essere una Nazionale forte, dobbiamo mandare un messaggio chiaro sul nostro comportamento in campo”.
Macedonia e Ucraina: “Sono affascinato dall’idea di iniziare subito. Sono stati carini tutti quelli dello staff della Federazione a fornirmi tutte quelle cose, quelle attenzioni poi per mettermi a conoscenza di tutto ciò che mi necessiterà per andare a giocare queste due partite”.
Maglia azzurra: “Ne ho più di una. La maglia della Nazionale è qualcosa di particolare, è un dono che non toccherà a tutti: bisogna meritarsela, perché ti rimane addosso anche quando vai a giocare nel club”.
Il ricordo più bello: “Parto dal 1970, quando avevo 11 anni e chiesi a mia madre di cucirmi la bandiera per uscire in strada a gioire di quella vittoria con la Germania. Era il mio sogno da bambino festeggiare, vedere la Nazionale che vinceva. Ora noi ci dobbiamo impegnare affinché quei milioni di bambini abbiano passione sfrenata e diventino nuovi calciatori e commissari tecnici della Nazionale”.
Ai tifosi: “Mi è difficile promettere qualcosa, però sarò un guardiano dell’impegno di tutti quelli che vengono a lavorare qui dentro. Voglio vedere dedizione, sacrificio e appartenenza più totale”.