Italia, prima convocazione per Tommaso Pobega: il gioiello “operaio”

Italia, prima convocazione per Tommaso Pobega: il gioiello “operaio”

(Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Tommaso Pobega è stato convocato in nazionale per la prima volta in carriera. Il centrocampista triestino ha messo in mostra delle qualità che rispecchiano totalmente i canoni del calcio moderno, in cui la qualità deve essere associata sempre a dinamismo ed intensità. Nell’ultimo anno, passato fra Milan, Spezia ed ora Torino, il classe 99 sta continuando a crescere in maniera importante, tanto da richiamare all’attenzione il tecnico azzurro Roberto Mancini.

Cresciuto nelle giovanili della Triestina e del Milan, Pobega si è fatto strada fra prestiti più o meno prestigiosi, passando da Ternana e Pordenone all’ascesa avvenuta in Liguria. Alla sua prima stagione nella massima serie italiana, il talentino rossonero ha collezionato 6 reti in 20 presenze, certificando ulteriormente le sue qualità potenziali. Nell’estate del 2021 torna al Milan, dove disputa un pre-season di tutto rispetto, ben figurando anche contro avversari di livello internazionale come Valencia e Real Madrid. Successivamente passa al nuovo Torino di Juric, dove diviene in breve tempo uno dei cardini della formazione granata. Le sue prestazioni, sempre più convincenti, sono frutto della visione del manager croato, sempre attento ed oculato nell’incastonare i calciatori in campo nel modo più intelligente possibile, esaltandone le caratteristiche.

Parliamo di una mezzala “box to box”, vale a dire un calciatore dotato di grande estensione tattica, ed in grado di abbinare un’ottima forza fisica a delle buone qualità tecniche. Altra prerogativa del ruolo sta nella conduzione e nell’inserimento, caratteristiche che hanno reso questo tipo di calciatori estremamente pericolosi ed utilizzati nel calcio odierno. Pobega interpreta il ruolo con grande cultura del lavoro e determinazione, focalizzandosi sempre sulla crescita ed il miglioramento. Viene spesso utilizzato come mediano, ma non come regista. I suoi compiti in mezzo al campo si focalizzano, infatti, sull’equilibrio di gioco e sulla costruzione alternativa, delle funzioni che lo hanno spesso accompagnato in passato.