La prima volta non si scorda mai. Glielo si legge negli occhi a Pasquale Mazzocchi, il volto nuovo dell’Italia targata Roberto Mancini insieme ai portieri Vicario e Provedel. L’esterno della Salernitana dopo tanta gavetta è riuscito a conquistarsi un posto al sole con la sua prima convocazione con la nazionale italiana. Il classe 1995 ha fatto tanta gavetta nelle serie inferiori prima di riuscire ad avere una chance in Serie A. Dal Bellaria al Pro Piacenza, passando per Rimini, Parma, Perugia e Venezia. Il suo angolo di paradiso lo ha trovato a Salerno. Voluto dall’ex direttore sportivo dei campano Walter Sabatini nello scorso mercato di gennaio, con la maglia garanta è letteralmente espolso. Prima la salvezza conquistata nella scorsa stagione e poi, in quella attuale, Mazzocchi è diventato uno dei migliori esterni a tutta fascia nel nostro campionato. Le sue prestazioni non sono passate di certo inosservate e il commissario tecnico Roberto Mancini ha deciso di convocarlo in Nazionale. Pasquale Mazzocchi ha parlato delle emozioni che sta vivendo in questi giorni ai microfoni di Rai Sport. Di seguito ecco le sue dichiarazioni riportate dai colleghi di Tuttomercatweb.
“Sono contentissimo, è qualcosa di straordinario, ripensando a tutta la strada che ho fatto. Ho la convinzione che i sogni li fa molto spesso chi dorme, gli obiettivi si raggiungono con il lavoro. Ho iniziato a fare il fruttivendolo pere aiutare i miei genitori, poi sono stato fortunato a intraprendere la strada del calcio, che mi ha salvato la vita”.
Io portafortuna?
“Mi piace il soprannome, che viene anche dal sacrificio e dal non arrendersi mai. Cerco di portare esperienza caratteriale nello spogliatoio. Da piccolo mi chiamavano ‘mezzo chilo’ perché ero magrolino, poi sono cresciuto”.
La Salernitana?
“Voglio ringraziare il presidente e i miei compagni per avermi aiutato a raggiungere questo obiettivo, non è un punto di arrivo ma di partenza. Nel calcio ci deve essere lavoro e sacrificio ma soprattutto divertimento”.
Tutto il resto è sua moglie.
“Ci siamo conosciuti in un centro che comprende i giovani del quartiere per non farli perdere e abbiamo portato il nostro rapporto avanti. Dopo nove anni abbiamo deciso si sposarci. Quando torno nel mio quartiere trovo tutti entusiasti, i miei genitori stanno piangendo da tre giorni, non ci credono ancora della mia convocazione”.