Italia, la sintonia di un’orchestra ricca di talento

Italia, la sintonia di un’orchestra ricca di talento

Photo Andrea Staccioli / Insidefoto andreaxstaccioli

Singoli vs Gruppo

C’è chi conta sulle individualità, come la Francia, per distacco la selezione più forte ad Euro 2020, e chi fa del gruppo il proprio punto di forza. Come l’Italia. Che poi, a ben guardare, ogni volta che è arrivata in fondo ad una competizione, vincendola o meno, l’ha fatto più con lo sforzo di tutti che con i colpi dei singoli. I Mondiali del 2006, quando pure in squadra c’erano due numeri dieci eccezionali, come Francesco Totti ed Alessandro Del Piero, insegnano. Solo che la Nazionale di Mancini, comunque andrà questo Europeo, sa giocare bene e divertire, e la prestazione di ieri sera non è che la conferma di quanto di buono visto contro la Turchia.

Talenti di casa

Certo, serviranno test più probanti per tastare il polso degli Azzurri, e la capacità di imporre il proprio gioco al cospetto delle big del torneo. Ci arriveremo, con il pass per gli ottavi di finale già in tasca, con enormi probabilità da primi della classe. Nella giusta esaltazione per il gioco di squadra, però, è bene non sottovalutare le qualità dei singoli. Forse sottovalutate persino da noi, che i ragazzi di Mancini li abbiamo visti giocare ogni domenica. Con un filo di esterofilia di troppo. Vero è che Jorginho e Verratti sono i motori di Chelsea e PSG, e in quanto tali rodaggi di meccanismi complessi e di altissima qualità. Ma Locatelli, che qualche anno fa, ai primi passi con la maglia del Milan, era considerato uno dei talenti migliori del calcio europeo, non può essere una sorpresa.

E lo stesso dicasi per Berardi, restando un casa Sassuolo, da anni sulla cresta dell’onda, senza aver mai avuto l’opportunità del salto in una big. Su Insigne ed Immobile, poi, c’è rimasto poco da dire. Sono entrambi nel pieno della maturità, simboli di squadre che da diverse stagioni veleggiano nei primi 6 posti della Serie A. E se pure c’è chi non trova nei numeri (per Immobile, otto reti e cinque assist nelle ultime undici partite in maglia Azzurra) la giusta dimensione del ruolo dei due, mettere in dubbio il talento dell’uno e le prestazioni dell’altro pare ormai un’assurda battaglia di retroguardia.

L’assenza di un “campione”, un plus?

In porta, a volte è bene ricordarlo, abbiamo uno dei portieri migliori al mondo, in assoluto, non solo in prospettiva: Donnarumma. E in difesa, dove in effetti nessuna Nazionale pare in grado di schierare una linea Maginot, Chiellini e Bonucci sembrano in grado di regalarsi un ultimo ballo da ricordare. E se il capitano non dovesse farcela, Acerbi e Toloi garantiscono solidità. In mezzo, poi, Barella è sempre più giocatore totale, mentre Spinazzola vive un momento di grazia. Insomma, va bene il gruppo, ma il bel gioco non può nascere dai piedi di giocatori mediocri. E quello della Nazionale, di certo non lo sono. Manca un leader tecnico, il campione su cui catalizzare le attenzioni mediatiche, ma siamo sicuri che sia una vera mancanza?