Nazionali

Italia, Jorginho: “Ho sentito molto quello che è successo ieri”

Il centrocampista dell’Italia e del Chelsea Jorginho ha parlato in conferenza stampa. Al centro delle domande il tema Eriksen oltre alla situazione del girone degli Azzurri e il suo ruolo nello spogliatoio.

Ecco le sue parole:

Su Inghilterra-Croazia: “Sarà una bella partita, sono due grandi squadre, due grandi Nazionali con grandi giocatori. Credo che divertirà: la guarderemo anche noi, speriamo in una bella gara.”

Su Galles-Svizzera e i prossimi avversari: “Abbiamo guardato la partita: abbiamo visto un’ottima squadra che sa giocare, organizzata, con lo stesso tecnico da anni. Dobbiamo stare attenti ai meccanismi che hanno da anni. Hanno giocatori che hanno fatto più di due competizioni o tre insieme, ci sono giocatori esperti.”

Riguardo le gerarchie in campo: “Tutti hanno imparato la filosofia, quel che vuole il mister è nelle nostre teste. Tutti hanno le caratteristiche per giocare in questa filosofia di calcio, più importante di chi gioca è la filosofia: vogliamo la palla, trovare gli spazi, andare avanti. Chi è in campo cerca di continuare con quella filosofia di gioco.”

Sulla vittoria della Champions: “E’ stato veramente molto bello. E’ difficile trovare parole per descriverlo, è vero. Devi vivere quelle emozioni per capirle. Porto ancora più fame di vincere qui, è stato bello e vorrei sentire quelle emozioni con la Nazionale. Questo gruppo somiglia al Chelsea: è meraviglioso, hanno tanta fame, hanno tanta voglia di dimostrare, dai più esperti ai più giovani. Tutti hanno voglia di fare qualcosa di importante. La somiglianza è il gruppo e la voglia di vincere.”

Su lui come leader dell’Italia: “Sono un ragazzo e un giocatore che cerca di aiutare tutti. Ci sono tanti grandi giocatori qui, con grande personalità in questa squadra. Serve l’aiuto di tutti. Dal mio aiuto a quello di Chiellini, di Bonucci, di Insigne, di Verratti, di Immobile, di Donnarumma. Tutti possiamo aggiungere e aiutare. Chi è sul campo rappresenta sempre questa nazione, abbiamo tanti ragazzi di qualità, possiamo sempre fare bene.”

Riguardo il calendario e gli infortuni: “Sono tante, tantissime partite, una dietro l’altra. Fai fatica anche ad allenarti. Avendo tante partite ravvicinate così, non riesci neanche ad allenarti: recuperi e giochi, recuperi e giochi. Tanti infortuni arrivano da quello. Se potessero darci una mano non sarebbe male.”

Su Eriksen e Kjaer: “Siamo al centro dello spettacolo ma il calcio va oltre a quello. La passione dei tifosi, il lavoro dietro le quinte di chi ci aiuta tanto, di quello non si parla molto. Il calcio è bello anche per questo, non solo per quello che avviene in campo. Quel che è successo ieri è veramente forte. L’ho sentita molto: in quel momento pensavo ai compagni, ai tifosi, a sua moglie che stava lì. A nome di tutti noi, faccio un grande in bocca al lupo a Eriksen, alla sua famiglia. Gli dico di essere forte.”

Sull’ambiente euforico: “Vincere è bello, dobbiamo essere felici delle vittorie. Festeggiamo quando si vince, è giusto, sempre, farlo. E’ una competizione difficile, non ho visto niente di eccessivo sulle celebrazioni della prima vittoria. Questa squadra non perderà mai l’umiltà e la fame di vincere. Gioire è giusto, vincere è sempre bello. Lavoriamo tanto per quello, quando si vince è giusto festeggiare. Hai raggiunto i tuoi obiettivi ma la prossima è sempre più difficile e poi ancora e ancora e ancora.”

Sul suo percorso: Il merito è di tutti quelli che ho incontrato, di tante persone che ho incontrato. Di tutti gli allenatori, dalla Berretti, quando sono arrivato in Italia, poi in C2, poi Mandorlini, poi al Napoli con Benitez, poi Maurizio Sarri. Poi al Chelsea con lui. E’ merito di tutti che ho incontrato: ho sempre cercato di imparare da tutti.”

Riguardo il paragone tra Barella e Kanté: “Si assomigliano come caratteristiche. Hanno potenza fisica, corrono per tutti, per 120′, coprono tanto il campo. Devo dire che mi danno una grossa mano a centrocampo sul recuperare palloni. Credo che Nico assomigli molto a Kanté.”

Sul suo modello: “Da piccolo guardavo Ronaldo, Ronaldinho, Kakà. A 13 anni ho incontrato un allenatore che mi ha messo più dietro, davanti alla difesa. Ho iniziato a guardare più Pirlo e Xavi. Guardandoli giocare mi sono ispirato a loro: sul mio ruolo devo dire loro come modello.”

Su Verratti: “Spero di riaverlo presto, può darci tantissimo come qualità e personalità. Non vediamo l’ora di riaverlo perché può aiutarci tantissimo.”

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Published by
Christian Conte