Italia, l’attesa è finita. Dopo ben 5 anni di vuoto a causa della mancata qualificazione ai Mondiali del 2018 e la pandemia che ha spostato questi Europei di un anno, gli Azzurri tornano a partecipare ad un torneo internazionale e lo fanno giocando l’intero girone in casa.
Un ritorno tanto atteso quanto meritato. La Nazionale di Mancini si presenta infatti sull’onda di una serie di 27 risultati utili con 8 vittorie consecutive senza subire gol. Solo la vincente Italia di Vittorio Pozzo ha fatto meglio, quando nel lontano 1938 riuscì a rimanere imbattuta per oltre 3 anni con una serie di 30 partite senza perdere. Un’altra statistica che dimostra la grande svolta impressa dal Ct marchigiano è quella della “classifica a punti” delle prime 32 partite alla guida della Nazionale: con 76 punti totali conquistati, nessun Ct ha mai fatto meglio di lui.
In un torneo da giocarsi in un mese però, le serie positive lasciano il tempo che trovano, soprattutto agli Europei. Se non fosse stato per quella monetina caduta sul lato giusto negli spogliatoi di Napoli nel 1968, l’Italia non avrebbe vinto neanche un campionato Europeo.
Allora viene da chiedersi se l’Italia può avere quello che serve per arrivare in fondo a questo primo (e forse ultimo?) torneo itinerante. Al netto delle ultime defezioni (out Sensi e Pellegrini, in Pessina e Castrovilli), l’Italia si presenta con un buon gruppo dal quale è difficile estrarre un unico vero protagonista ma che vede tanti giocatori a loro modo imprescindibili. Su di loro Mancini ha basato un gioco moderno, convincente, a lunghi tratti entusiasmante. La vera arma di questa Nazionale.
Dalle altre nazionali arriveranno segnali, luci ed ombre che saranno sempre più chiare (o buie) a seconda dei risultati, come sempre sentenze trancianti in tornei così brevi e imprevedibili. L’Italia di Mancini si accinge a debuttare in un clima di cauto ottimismo, aspetto quantomai raro nella storia delle vigilie azzurre. L’opinione pubblica non dovrà sfociare nell’esagerazione di autoproclamare questi ragazzi come fenomeni o bidoni a seconda dell’esito della prima sfida. La chiave di volta, per questa Italia, sarà trasformare questo equilibrio in forza, in consapevolezza. E sfidare, senza arretrare il passo, anche le migliori nazionali del continente.