Inter, Zhang ora basta: il triste finale di un “non presidente”
Oggi potrebbe essere l’ultimo giorno di Steven Zhang nel ruolo di Presidente dell’Inter. Le recenti notizie del rallentamento tra il fondo Pimco e l’imprenditore cinese per un nuovo rifinanziamento e il fondamentale ruolo di Oaktree, che da martedì potrebbe diventare nuovo proprietario del club.
Sono giorni intensi in casa Inter. Ieri i nerazzurri sono scesi in campo contro la Lazio a San Siro nell’ultima partita casalinga della stagione, nel match che ha consegnato la coppa dello Scudetto alla formazione di Simone Inzaghi, dominatice assoluta di questa Serie A. Le attenzioni però sono quasi tutte rivolte a quello che è il caos societario, con il club nerazzurro che tra poco più di 24 ore potrebbe cambiare gestione.
Inter, Zhang è durato fin troppo. Troppe brutte figure e danni sulle spalle del club. Ma ora è finita
Da martedì 21 maggio infatti l’Inter potrebbe divenire proprietà del fondo americano Oaktree, pronto a rilevare la società meneghina come escussione del pegno non pagato dal presidente Steven Zhang, che nel 2021 ottenne un prestito da 220 milioni di euro come supporto alla difficile situazione finanziaria del club e che sarebbe dovuto essere restituito nel triennio successivo.
La data di scadenza per ripagare il prestito era stata fissata per il 20 maggio 2024 con un ammontare che gli interessi hanno gonfiato dai 220 iniziali a 375 milioni che Zhang avrebbe dovuto restituire per riprendersi il controllo dell’Inter. Nelle scorse settimane Zhang ha tentato di trovare un nuovo accordo e un nuovo prestito con un altro fondo estero, Pimco, per un totale di 430 milioni di euro. Con quella somma, l’idea iniziale del presidente nerazzurro era ripagare Oaktree e rifinanziare con un nuovo soggetto, caricando di nuovo debito la condizione finanziaria dell’Inter.
Un profilo inadatto al ruolo che non verrà ricordato
Una mossa assolutamente rischiosa e che non è andata giù ad Oaktree, che negli accordi presi nel 2021 aveva fatto stipulare accordi e clausole chiare a fronte del prestito concesso a Zhang. Una di queste era che l’imprenditore di Nanchino si sarebbe dovuto impegnare nel triennio a trovare un nuovo acquirente per l’Inter, e elemento fondamentale, non avrebbe dovuto contattare un nuovo fondo ma chiudere la vicenda sempre con Oaktree, a cui spettava una parte consistente dell’eventuale cessione del club nerazzurro.
Due fatti non rispettati da Zhang, che dal 2021 ha sostanzialmente smesso di fare il bene dell’Inter a causa di mai totalmente chiariti problemi di varia natura sorti negli ultimi quattro anni a casa Suning, tra la pandemia, il blocco degli investimenti esteri dalla Cina e pessime scelte fatte in patria dalla controllante principale a cui fa capo Zhang Jindong, proprietario dell’Inter e padre di Steven e che non si vede da tempo immemore.
Un comportamento assolutamente non responsabile e che ha avuto ricadute sul piano sportivo per l’Inter, che dall’estate 2021 ha dovuto subire per cause di forza maggiore un ridimensionamento tecnico evidente, a partire dalle dolorose cessioni di Hakimi e Lukaku (mentendo a tifosi e ambiente sulla partenza del centravanti belga) che sono fruttate 180 milioni di euro ma con la dirigenza costretta a poterne spendere solo 30 per coprire errori e sbagli della proprietà.
Il danno d’immagine all’Inter del presidente Zhang
Situazione di rigidità finanziaria proseguita anche nelle sessioni di mercato successive, dove l’Inter nella stagione 2022/2023 non ha potuto sostanzialmente fare mercato in entrata ma affidarsi solo a parametri zero, prestiti secchi e clamorosi errori di valutazione. Come la perdita da svincolato di Milan Skriniar, avvenuta perché Zhang non ha avvallato in anticipo l’acquisto del sostituto (che doveva essere Bremer), poi strappato dalla concorrenza.
Per finire quest’anno, dove i nerazzurri nonostante gli enormi introiti derivati dalla finale Champions sono solo stati in grado di operare senza far uscire un centesimo in più di quanto guadagnato dalle pesanti cessioni, un modus operandi che ha avuto effetti sulla costruzione della rosa.
Che l’Inter in questi anni abbia comunque portato a casa un altro Scudetto, 2 Coppe Italia, 3 Supercoppe Italiane e centrato una finale di Champions League senza avere più una proprietà capace di sostenere il club e un presidente inadempiente che ha continuato a parassitare sul mondo Inter senza però trovarne migliore soluzione, ha quasi dello straordinario.
I giochi sono finiti
L’arroganza di Zhang non gli ha permesso di capire da tempo che il suo viaggio all’Inter era finito e che se una cosa non la puoi più tenere, è giusto lasciarla andare via. Eppure il disperato tentativo dell’imprenditore asiatico di ritrascinare i nerazzurri in un vortice senza fine di rifinanziamenti e debiti stava ancora per riuscire, se non fosse che Oaktree ha semplicemente fatto valere i propri diritti, e da martedì prenderà il controllo della società.
E il comunciato delirante e privo di senno rilasciato nella giornata di sabato in cui Zhang ha tentato di far fare la figura del Lupo Cattivo al fondo americano che “vuole prendersi la sua squadra e ne mette a rischio la stabilità” dà la misura del profilo e probabilmente non solo delle basse qualità finanziarie ma anche umane di un uomo (che per inciso è barricato in Cina da oltre un anno per questioni giudiziarie personali con banche cinesi…), che nelle ultime stagioni ha creato danni sportivi (nella cessione di grandi giocatori e nella crescita tecnica), finanziari e di immagine nell’Inter che è stata costretta a vivere di un presidente che non paga i propri debiti, non rispetta gli accordi e si nasconde credendo che tutto fosse normale.
Il futuro
Sicuramente in casa Inter lo scossone ci sarà e sarà forte, ma la nota positiva è che difficilmente Oaktree cambierà rotta rispetto all’oculatezza finanziaria vista nelle ultime stagioni, con i nerazzurri che piano piano stanno migliorando nei dati economici (per quanto la situazione resti da monitorare e meriti attenzione nelle mosse) e che da martedì si libererà di un “presidente” che non lavorava più per il bene della società, e che magari la storia consegnerà tra i dimenticati.