Inter, partenza in quarta: Inzaghi e i nuovi già protagonisti
L’Inter riparte da dove aveva lasciato l’anno scorso. Vincendo, sì, ma soprattutto dominando, annichilendo un Genoa fin troppo rinunciatario. Vincere aiuta a vincere e, ieri, la squadra nerazzurra ha dimostrato proprio questo: il gruppo ha ancora voglia di divertire e divertirsi ed è così rodato e solido da aver già inglobato dentro di sé i nuovi arrivi. Non era per nulla scontato, dopo un’estate travagliata e gli addii dei protagonisti della cavalcata scudetto 2020/2021. Il merito, di tutto ciò, va al lavoro di Simone Inzaghi, che si è adattato ad una situazione complicata, traendo il meglio che si potesse dal gruppo.
Inter, ogni gol una storia
Ogni gol segnato nel 4 a 0 racconta una storia. La prima rete stagionale è di Skriniar, un veterano, una colonna dell’Inter: giusto così, si riparte dalle solide fondamenta costruita nella passata stagione. Qualche minuto più tardi, il primo gol di Calhanoglu a San Siro con la maglia nerazzurra: il nuovo che avanza e che non avrebbe potuto avere un impatto migliore. Nella ripresa cala il tris Vidal, un messaggio a tutto l’ambiente: l’intenzione è quella di rimanere e riscattarsi, il cileno può ancora essere utile alla causa. Per finire, il gol all’esordio di Dzeko, da anni nel mirino dell’Inter, mette il suo nome a referto alla prima ufficiale con la maglia nerazzurra. Un alternarsi di vecchia e nuova guardia che dimostra come i meccanismi siano già ben rodati.
Inter, la mano di Inzaghi
La mano di Inzaghi e l’eredità di Conte. Questa Inter è un ibrido dei due allenatori, e in questo momento della stagione non potrebbe essere altrimenti. Ieri i nerazzurri hanno ridotto il Genoa ad uno sparring partner, tenendo il pallino del gioco e alzando o abbassando i ritmi a proprio piacimento. Rispetto all’anno scorso, ieri la squadra ha aggredito l’avversario più alto e in fase di uscita si è affidata più a tocchi corti che al lancio lungo per la punta. In particolare, però, a colpire è la mentalità della squadra che, nonostante tutte le difficoltà, ha dimostrato di non sentire il peso del tricolore cucito sul petto e, anzi, averci preso gusto.