Inter, lo Scudetto è un obiettivo ma non un obbligo
La prima sconfitta stagionale contro il Sassuolo ha rimesso in dubbio le potenzialità dell’Inter per lo Scudetto. Troppi elogi nelle prime giornate senza ricordare un mercato che ha indebolito la squadra.
Inter, la squadra non era favorita per lo Scudetto anche prima di ieri. Solo i titolari valgono e il “limite” Inzaghi
L’Inter è da Scudetto? Il primo KO in campionato per 1-2 contro il Sassuolo ha interrotto la marcia perfetta dei nerazzurri, incappati in uno stop casalingo dopo 5 vittorie consecutive. Persa la vetta solitaria con il Milan che ha agganciato gli uomini di Inzaghi a quota 15 e ovviamente un post sconfitta dove si sono sprecati analisi e ridimensionamenti sui Vice Campioni d’Europa.
Contro i neroverdi l’Inter è apparsa stanchissima e sulle gambe e nonostante l’illusorio vantaggio firmato Dumfries allo scadere del primo tempo, la maggior intensità e velocità degli uomini di Dionisi ha finito per sorprendere i nerazzurri.
E ad essere sorpresi sono stati anche i maggiori addetti ai lavori, che ad inizio campionato avevano additato l’Inter come la favorita d’obbligo allo Scudetto e l’unica squadra con una rosa profonda, tanto da avere “due squadre”.
La panchina non è all’altezza e il mercato estivo ha portato via big. L’attacco è un problema creato dalla dirigenza
Due bugie dette per costruire una narrazione errata sui nerazzurri, per poi smentirle dagli stessi al primo passo falso. Come è poi accaduto da ieri sera, dopo l’1-2 col Sassuolo.
L’Inter non ha la rosa più forte del campionato (il Napoli e il Milan sono di pari valore) e con loro può lottare per vincere la seconda stella, ma non ha i mezzi per esserne obbligata.
La partenza a razzo nelle primissime giornate condite da un Derby stravinto contro i rivali hanno alzato l’Inter di aspettative non consone, con una squadra che si è tutt’altro che migliorata nel mercato estivo e ha perso giocatori fondamentali come Onana, Skriniar, Brozovic, Dzeko, Gosens e Lukaku e non sostituendoli tutti in maniera giusta.
In sostanza l’11 titolare dell’Inter in questa stagione è uguale a quello della scorsa, dove c’è stato un downgrade in porta con Sommer al posto di Onana e un upgrade in attacco con Marcus Thuram al posto di Dzeko. Potrebbe entrare poi Pavard al posto di Darmian, ma al momento le gerarchie tra i due pendono ancora a favore dell’italiano.
Poi la forza dell’Inter termina qui perché i nerazzurri dal post Conte non hanno riserve all’altezza in quasi nessun reparto. Si è molto parlato del centrocampo lungo e di qualità, ma il neo acquisto Frattesi non sposta troppo e in ogni caso non vale chi è andato a sostituire numericamente, Marcelo Brozovic. Difficile poi considerare alternative valide Klassen, Asllani o Sensi.
Ma il problema più grave è l’attacco. L’Inter può effettivamente contare solo su Lautaro Martinez e Thuram. L’addio di Lukaku è stato colmato dall’arrivo insensato e masochista di due giocatori finiti come Marko Arnautovic (infortunato fino a novembre) e di Alexis Sanchez, due scelte da condividere nella colpa sia alla proprietà che alla dirigenza.
Difficile quindi considerare favorita assoluta una squadra con solo la titolare di livello e senza ricambi. Senza scordare poi il limite Simone Inzaghi, vittima di un mercato non top ma che ieri è ricaduto nel difetto di una scarsa gestione dei cambi e dell’11 iniziale.