Inter, Juve e Napoli, parte la caccia al Milan
Dopo undici giornate, la fisionomia della classifica di Serie A si fa decisamente più chiara. E restituisce un campionato che, dopo anni di monopolio, diventa una questione a quattro. Con la possibilità che diventi persino a cinque, non si sa mai. Il Milan, inciampato in casa contro un Parma cinico e solido, non perde l’imbattibilità, né la serenità. Dopo il 2-2 di ieri sera, però, i punti di vantaggio sull’Inter seconda, corsara in rimonta contro il Cagliari, si assottigliano: +3. Poco dietro, ci sono Napoli e Juventus, appaiate a 23 punti. Sempre al netto di uno scontro diretto che ha dato 3 punti a tavolino ai bianconeri, togliendone uno agli uomini di Gattuso.
Quattro squadre in appena quattro punti. Per capirsi, un anno fa l’unica a tenere il passo della Juventus, ad un solo punto di distacco, era l’Inter. Poi la lotta in testa si è accesa prima del lockdown, con la Lazio e l’Atalanta capaci di mettere pepe ad un campionato che rischiava un epilogo scontato. Che poi, mesi dopo, ha comunque vissuto.
Nel frattempo, però, il Milan ha imboccato una strada sin qui lastricata di vittorie e pareggi, 23 risultati utili consecutivi, una striscia che non si vedeva da un po’. L’Inter, che in estate davano tutti quanti in pole per lo scudetto, è più o meno dove dovrebbe essere, raddrizzando la rotta con 4 vittorie consecutive. Non bastano per superare la delusione europea, e Conte lo sa, ma con un impegno a settimana la candidatura nerazzurra a succedere alla Juventus nell’albo d’oro si rafforza decisamente. A patto che i bianconeri glielo lascino fare. Perché se è vero che lo spettacolo non passa spesso per Torino, i risultati sono tornati a confortare Pirlo e le sue scelte. Che passano dai giovani ai veterani, trovando indifferentemente risposte importanti. Manca ancora molto per trovare la quadra, ma dalla trequarti in avanti la qualità è altissima, così come in difesa.
Il Milan, però, non molla, e pur pareggiando ieri ha dominato ancora, con il gioco ed automatismi collaudati, capaci di sopravvivere ai suoi interpreti. Ed è questa una delle due armi in più dei rossoneri: Pioli. L’altra è l’assenza di pressioni, almeno per ora. Che condivide con il Napoli, capace con un punto di penalizzazione e una partita persa a tavolino di essere in piena bagarre per il primo posto. Con una rosa, a sciorinare i nomi tra campo e panchina, da far invidia a molti. Specie per la vastità di opzioni offensive che offre. Ieri ci hanno pensato Lozano e Petagna, con Osimhen fermo ai box e Milik fuori rosa. No, non ha molto da invidiare alle sue contendenti. E se pure Gattuso non è un maestro della panchina, ha dimostrato di saper leggere le partite come pochi, e con i cinque cambi non è un aspetto secondario.
Dietro, fa capolino la Roma, che ormai ha trovato certezze e solidità in ogni reparto. Gioca bene, la squadra di Fonseca, che ieri ha passeggiato su un Bologna a tratti imbarazzante. I limiti dei felsinei però non diminuiscono il valore della stagione giallorossa, che adesso entra nel vivo: davanti ci sono tre partite per decidere se stare dentro o fuori dalla lotta scudetto. Da cui, ogni settimana, è sempre più lontana la Lazio. Gli impegni in Champions hanno portato via energie immani, in molti stanno giocando sotto ritmo, qualcuno dà segni di stanchezza dopo aver tirato la carretta per settimane senza fermarsi mai. E poi, c’è ancora da capire il reale livello delle seconde linee, a volte da grande Europa, altre insufficiente.
Il compito per Inzaghi è difficile: ripetersi ai livelli di un anno fa, quando tutto girava per il meglio. I biancocelesti di squadre davanti ne hanno molte, la vetta è distante dieci punti, e il quarto posto sei. Va meglio all’Atalanta, che, come un anno fa, ha gli stessi punti proprio della Lazio, ma con una partita da recuperare. La vittoria di ieri contro i resti della Fiorentina più brutta dal ritorno in Serie A ha ridato fiducia a Gasperini. L’unico dilemma rimane la gestione del capitano, il Papu Gomez, in campo e fuori. Potrebbe partire a gennaio, ma nulla è ancora deciso. La Dea, comunque sia, sta dimostrando di saper gestire il doppio impegno, e di volersi regalare un’altra stagione ad alti livelli. Esattamente come sta facendo, ma con ambizioni per ora decisamente diverse, il Verona. difficile la rincorsa europea, perché la concorrenza è tanta.
Oltre a quelle citate sin qui, in piena zona Europa, c’è anche il Sassuolo, bruttino ma efficace nelle ultime giornate. Aspettando che torni il suo terminale offensivo, Ciccio Caputo, la squadra di De Zerbi si poggia su una difesa inaspettatamente solida. Che la tiene lì, al quinto posso, a ridosso delle prime quattro e davanti alla Roma. La prima cesura netta è qui, tra le prime dieci e le altre. Al decimo posto c’è una rediviva Udinese, con una partita in meno: dovesse vincerla, andrebbe a +4 sul Cagliari. Gli isolani, con 12 punti, gli stessi del Bologna, possono dormire sonni tranquilli, almeno per ora.
La lotta salvezza si gioca qualche piano più in basso, dove i peggiori incubi di Torino e Genoa prendono forma. Il Crotone, dopo la vittoria prepotente sullo Spezia, è a un solo punto dalle nobili decadute, ferme a quota 6 punti. Una media decisamente da retrocessione. E non è migliore quella della Fiorentina: 9 punti, di cui due nelle ultime cinque di campionato. In mezzo, Sampdoria e Parma, che sembrano già aver imboccato la strada certa di un campionato tranquillo. A meno di clamorose debacle e scossoni imprevedibili. Ma anche noioso, e senza grandi stimoli già dopo undici giornate.
Con gli stessi punti, ma con prospettive assai diverse, ci sono infine Benevento e Spezia. Le due neopromosse sono forse le vere sorprese, almeno si qui. Specie i liguri, che in molti a settembre davano spacciati. Per entrambe, la strada per la salvezza è lunghissima, ma hanno dimostrato di saperci stare, creando grattacapo alle grandi e dando spettacolo con le altre. Il campionato ha ancora tantissimo da dire, praticamente tutto, ma si iniziano ad individuare i primi tronconi, e le prossime tre giornate, prima della pausa natalizia, sapranno dirci qualcosa di più. Specie in coda, dove le panchine di Maran e Giampaolo sono tutt’altro che salde.