Inter-Empoli, Andreazzoli: “Ha vinto la squadra migliore, hanno creato di più”
Al termine del match contro l’Inter, il tecnico dell’Empoli, Aurelio Andreazzoli, ha analizzato ai microfoni di Dazn, la sconfitta per 3-2 nella sfida giocata questo pomeriggio alle 18:45, anticipo del venerdì della Serie A.
𝐅𝐔𝐋𝐋 𝐓𝐈𝐌𝐄 4-2 #InterEmpoli
A San Siro i nerazzurri superano 4-2 l’Empoli: azzurri avanti con Pinamonti e Asllani, poi l’autorete di Romagnoli, la doppietta di Lautaro Martinez e la rete nel recupero di Sanchez pic.twitter.com/aPYB4tn0od— Empoli Fc Official (@EmpoliCalcio) May 6, 2022
Inter-Empoli, le dichiarazioni di Andreazzoli nel post-partita
Su Asslan: “Gli dico di continuare così, non cambiare nulla di come è ora perché la strada è segnata”.
Mezz’ora bellissima, poi sono usciti i meriti dell’Inter? “Molto semplicemente ha vinto la squadra migliore, quella che ha prodotto e fatto di più. Potevamo essere più avvantaggiati se non ci fossimo fatti del danno da soli, perché se regali un autorete e due gol negli ultimi cinque minuti… La storia della gara sarebbe stata la solita. Ti deve anche andare tutto bene, abbiamo finito la partita con tre infortuni e finendo sulle ginocchia. Normale che il risultato sia questo”.
I primi due gol sono da rivedere per la bellezza: motivo di grande soddisfazione davanti ai 70.000 di San Siro? “Siamo talmente più deboli rispetto all’Inter che se non ci appoggiano a cose che ci danno sicurezza come il gioco, non possiamo che soccombere. Abbiamo la necessità di finire le gare non sulle ginocchia come oggi: sono uscito ora dallo spogliatoio dove c’era gente più zoppa che dritta. Non sono scusanti, ma una squadra con cinque cambi come ha fatto aumenta i giri e la qualità, mentre noi non ci siamo riusciti, abbassandoli”.
Sul cambio di modulo prima del 3-2: “Ne avevo parlato con il mio vice, poi abbiamo subito il sorpasso e volevamo tenere la gara aperta. Purtroppo abbiamo perso anche Luperto ed altri due cambi, quindi è andata così. Accontentiamoci del fatto che non possiamo fare a meno della nostra identità e del nostro gioco”.