Sembrava l’anno propizio. Rifare l’en plein in Champions, dopo diciotto anni. 7 su 7 in Europa, senza nessuna “retrocessione” in Europa League. Sarebbe stata una magica prima volta. L’impresa era lì, a pochi passi. Mancava il colpo finale, dopo quello sferrato al Borussia Monchengladbach. Ne viene fuori, all’opposto, una prova insufficiente che, per il terzo anno consecutivo, costringe i nerazzurri a salutare la massima competizione europea. Stavolta, senza neppure provare un percorso risanatore in Europa League. Si può parlare di fallimento a dicembre, nel pieno di una corsa allo scudetto? Sicuramente no. Ma una cosa è senza dubbio: il proverbiale bicchiere, stavolta, è completamente vuoto. Poche, anzi, probabilmente nessuna consolazione per l’Inter, dopo l’eliminazione alla fase a gironi della Champions League.
Un girone approcciato male, fin dalla prima partita casalinga contro il Borussia Monchengladbach. E quante volte si sente dire: “Mancano le basi”. La verità è che, all’Inter, manca tutto il resto. Il sentiero stagionale dei nerazzurri, eccezion fatta per la partita interna contro il Real Madrid, non ha mai mostrato un atteggiamento passivo di fronte all’avversario. Tra campionato e Champions, sono tre finora le sconfitte incassate dai nerazzurri. Nel derby contro il Milan, così come nella trasferta a Madrid, l’Inter ha sempre dato la sensazione di avere una base solida, un atteggiamento focoso e volitivo. I veri crucci della Beneamata nascono sempre, quando vi è da andare oltre le basi, per protendere verso l’alto.
Cosa manca all’Inter? Cosa manca ad una squadra che, indiscutibilmente, può annoverare pedine di prim’ordine nel suo organico? Se è vero che, la squadra riflette il proprio allenatore, si dica dunque che all’Inter manca spirito di autocritica. La capacità incondizionata di andare oltre il buon lavoro, per realizzare successi all’altezza del prestigio dell’Inter stessa. E quando ci si accontenta del minimo sindacale, succede che, in una serata storta, vengano a mancare persino le basi. Si potrebbero tirar fuori capri espiatori. Antonio Conte è il più facile ed immediato: tante statistiche possono alimentare il vento della critica. Qualcuno punta il dito anche contro Lukaku, reo di spegnersi nei momenti decisivi. La verità è che, di fronte a cadute così rumorose, la colpa è di tutti. Sì, perché la caduta è rumorosa e, principalmente, dolorosa. Terzo anno consecutivo fuori dalla Champions League ai gironi. Prima volta nella storia che, l’Inter, chiude ultima un girone di Champions League. Occorre ribadire: è troppo presto per parlare di fallimento. Ma non è troppo tardi per assumersi delle responsabilità. I nerazzurri, in mezzo alla polvere, scorgono l’unico risvolto positivo di questa eliminazione. Ora, inevitabilmente, tutte le energie saranno rivolte verso il campionato. Come esser messi con le spalle al muro, a neppure metà della stagione. Questo perché, come anticipato, il bicchiere è completamente vuoto e, dopo tale delusione, riempirne solo metà non può bastare.