Inter Campione d’Italia: Antonio Conte, l’uomo in più per lo Scudetto

Inter Conte

foto Daniele Buffa/Image

Antonio Conte non accetta le mezze misure e d’altra parte la sua personalità spinge le persone ad amarlo od odiarlo. La sua vita è sempre stata tinta del bianconero di Torino fin da quel novembre del 1991 in cui arrivò alla Juventus da Lecce. Da lì 13 stagioni da giocatore, tanti trofei, la Champions League, la fascia da capitano, il 5 maggio. Come se non bastasse Antonio Conte ha iniziato il nuovo ciclo vincente della Juventus nel 2011 da allenatore. Vita e storia totalmente distanti dall’Inter. Eppure, il 31 maggio 2019 è cambiato tutto. Antonio Conte diventa allenatore dell’Inter, va alla guida dei rivali storici, si prende onori e soprattutto oneri per riportare i nerazzurri a vincere.

Il 31 maggio 2019 il tifo nerazzurro è diviso. Una metà vede in Conte lo step decisivo per tornare a conquistare trofei. Spalletti ha riportato in alto la squadra, ma ora serve la mentalità del vincente. L’altra metà vede in lui il capitano della Juventus, l’uomo che godeva il 5 maggio per lo Scudetto conquistato ai danni dell’Inter, il nuovo Lippi che non confermerà le sue vittorie bianconere in nerazzurro. Antonio Conte ha avuto coraggio e la società ha puntato tutto su di lui. Un triennale da 12 milioni a stagione, l’investitura del leader, di colui che sarebbe stato a tutti gli effetti l’uomo in più.

Conte ha riportato all’Inter il clima del Mourinho dei tempi migliori. Mentalità vincente, vietato accontentarsi, il gruppo prima di tutto, testa alta contro i nemici, veri o presunti. Il tecnico salentino ha trovato una rosa con pochissimi giocatori esperti nelle vittorie e tanti abituati a non lottare per qualcosa di importante. Il primo passo fondamentale è stato sul mercato: tutto passa da Lukaku. A posteriori si può dire che quel colpo sia stato decisivo. Il belga non è stato solo goleador e uomo assist, è stato leader dello spogliatoio, il “gigante gentile” che antepone la squadra a se stesso. Un cambio di linea evidente rispetto a prima. Dal punto di vista tattico è stato fondamentale. Perno in ripartenza, fulcro dello smistamento dei palloni, decisivo nel controllo di palla e nel mantenere in alto la squadra.

Il 3-5-2 si è via via instaurato nel DNA della squadra con l’aggiunta di pezzi modellati dallo stesso Conte. Barella uomo ad immagine e somiglianza dell’allenatore. Grinta, corsa, carattere, voglia di vincere. Anche aggressivo l’anno scorso, quest’anno molto più maturo anche negli interventi. Poi Bastoni, il giovane che prende il posto a Godin e diventa fondamentale nell’impostazione dal basso. Lautaro Martinez, un altro giocatore cresciuto moltissimo sul piano mentale e, di conseguenza, anche tecnicamente.

Antonio Conte ha progettato il percorso, l’ha modellato, ha sbagliato e ha trovato le soluzioni. I crolli in Champions League, il trequartista che non funzionava, la necessità di credere tutti nel progetto e l’incontro a Villa Bellini. Infine, il venirsi incontro con Eriksen e Perisic con la consapevolezza di aver sbagliato e che il bene dell’Inter fosse più importante di tutto. Conte ha vinto ancora, ha iniziato e concluso il regno della Juventus e ha confermato di essere un vincente prima nella testa che nel palmares che è diretta conseguenza. Non farà calcio spettacolo, dovrà migliorare in Europa, dovrà creare più alternative. Certo, ma Antonio Conte è stato autentico e forse è per questo che la squadra l’ha seguito e forse è per questo che l’Inter ha vinto lo Scudetto dopo 11 anni.