L’Inter è uscita vittoriosa per 1-0 ieri sera contro il Benfica nel match valido per la seconda giornata della fase a gironi di Champions League. Un match dominato dai nerazzurri che hanno messo sotto i portoghesi e trovato la rete decisiva con Thuram nel secondo tempo, ma sprecando anche tanto con Lautaro Martinez.
Vittoria doveva essere e vittoria è stata per l’Inter che trova i primi 3 punti europei della stagione e aggiusta la classifica del Gruppo D, dove ora gli uomini di Inzaghi sono in testa a 4 punti assieme alla Real Sociedad e davanti al Salisburgo con 3 e al Benfica fermo a 0.
Il pari ottenuto nella gara d’esordio contro i baschi imponeva infatti il risultato pieno contro i portoghesi, per non iniziare a complicare un girone equilibrato e non così semplice, con tre squadre tutte di ottimo livello e da non sottovalutare.
Inzaghi ha proposto l’11 di gala con 7/11 della titolare che erano presenti anche nella Finale di Istanbul (gli unici cambi sono stati i ceduti Onana, Brozovic e Dzeko e Darmian in panchina).
Eppure nel primo tempo l’Inter non ha approcciato benissimo la gara e ha anzi sofferto abbastanza il pressing offensivo e l’alta intensità di ritmo della squadra di Schmidt, che a San Siro ha operato qualche cambio dal solito 11 inserendo a sinistra l’esperienza di Juan Bernat e alzando il duttile Aurnes sulla fascia offensiva al posto dell’ex Joao Mario.
Ma soprattutto schierando in attacco non una punta classica come Musa o Cabral ma un più tecnico e rapido David Neres, di solito arma in più dalla panchina.
I lusitani nella prima frazione di gioco non creano reali pericolo all’Inter, se non con Aurnes che però deve ringraziare la dormita della difesa nerazzurra che da rimessa laterale lo lascia a tu per tu con Sommer.
Però il Benfica impedisce un’uscita dal basso pulita dell’Inter, che compie troppe imprecisioni dal punto di vista tecnico e non riesce a costuire col trio di centrocampo. Calhanoglu sbaglia più del solito, Barella è un po’ in ombra e l’unico più lucido appare il solo Mkhitaryan.
Una manovra inceppata che contribuisce alla poca efficacia anche di Thuram e Lautaro Martinez, che nel primo tempo fanno effetivamente poco perché poco serviti. Gli unici attimidi sfogo nerazzurro sono ripartenze individuali sul recupero palla (soprattutto di Thuram) e due tentativi di Dumfries che per due volte in area ha la palla buona ma non la sfrutta.
Nel secondo tempo la musica cambia totalmente. L’Inter alza i giri del motore soprattutto in mediana con Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan che decidono di alzare il livello del gioco.
Il Benfica non vede quasi più il pallone (cosa inusuale per una squadra costruita sul fare un grande possesso palla) e subisce le folate nerazzurre che trovano campo sia nella manovra centrale tra mezzale e punte sia sugli esterni.
Da un inserimento di Barella nasce la prima enorme occasione: la mezzala italiana serve a centro area Lautaro che con l’esterno destro va a botta sicura ma la palla si stampa sulla traversa. Chance numero uno per Il Toro.
Dopo il poker con la Salernitana Lautaro sembrava potesse essere in stato di grazia, ma dopo la traversa l’argentino sbatte sul palo da posizione ravvicinata dopo aver ricevuto un assist di Thuram.
Serata no per il Capitano dell’Inter, che deve ringraziare il collega di reparto che al 62′ trova la rete dei 3 punti con un destro di prima in area su servizio di Dumfries.
Sbloccata la partita i nerazzurri non gestiscono e creano ancora ma ancora Lautaro butta via altre due enormi occasioni: prima non deposita a porta vuota (salvataggio sulla linea di Otamendi dopo aver scartato Trubin), e poi davanti al portiere ucraino non riesce a trafiggerlo.
Un duello personale vinto dall’ex Shakhtar che sul finale mura ancora all’attaccante dell’Inter, che da solo in area non piazza abbastanza il destro.
5 occasioni pulite da gol che un campione come Lautaro avrebbe dovuto fare. E l’ex Racing ha davvero rischiato di avere sulla coscienza la partita, perché il Benfica mai in campo nella ripresa ha comunque rischiato di pareggiarla negli ultimi secondi con il classico mischione in area nerazzurra.
Alla fine l’Inter è stata premiata con merito, senza nessuna beffa e portando via la vittoria con una gara giocata in modo propositivo ed europeo sopratttutto nel secondo tempo. Ma la mancanza di cinismo del suo giocatore più rappresentativo, del numero 10 e Capitano poteva diventare una macchia importante sulla prestazione di tutta la squadra e addirittura comprometterla.
Anche perché Trubin ha compiuto certamente buone parate ma non miracoli, e tutte le chance sono più cose sciupate che salvataggi del portiere.
Lautaro si conosce ed è una punta di grande livello, ma probabilmente gli manca ancora qualcosa in killer instinct nell’area di rigore e nella lucidità per essere annoverato tra i migliori del mondo.