Iniesta racconta la depressione: “Avevo perso la voglia di vivere”
L’ex centrocampista del Barcellona e della Nazionale spagnola, Andrés Iniesta, ha rilasciato una lunga intervista per il Corriere dello Sport, in cui ha parlato delle possibilità di ritiro in seguito all’ultimo infortunio. Lo spagnolo ha anche rilasciato delle importanti parole sulla depressione, in occasione di una puntata del podcast “The Wild Project”. Ecco le sue dichiarazioni.
Iniesta parla dell’ipotesi ritiro e del calcio attuale
Sull’ipotesi ritiro post infortunio
“È stata anche una lezione, quella. Ho preso coscienza di come tutto possa cambiare da un istante all’altro. Non ho avvertito paura ma consapevolezza dei problemi prodotti da una lesione delicata che richiedeva un intervento chirurgico. Però è chiaro che nonostante sapessi che in quattro-cinque mesi avrei poi recuperato, qualche dubbio l’avvertivo”.
Sul cosa prova pensando all’addio al calcio
“So che quando dovrò farlo non sarà un gran bel giorno. So che sarà molto diffi cile. So che soffrirò, perché ripenserò a quando il mio papà mi accompagnava a giocare. So che rimpiangerò tante cose – la folla, gli amici, la spensieratezza – ma non mi smarrirò. Poi comincerò a pensare al futuro, allenatore o direttore sportivo, non ho ancora idee chiare in merito. Ma questo sarà soltanto il passo successivo”.
Mai avuto dubbi sulla permanenza a Barcellona?
“Non seriamente. Forse un momento, quando all’inizio non giocavo ho avuto qualche perplessità assai passeggera. Ma nella mia testa non c’è mai stato altro. Il sacrificio di staccarmi dalla famiglia a 12 anni è stato enorme, però io non chiedevo altro che stare al Barcellona. Ho avuto pazienza, mentalmente è stato fondamentale e anche duro impegnarsi. Ma io qui ci sono sempre stato bene”.
Ingiusta la mancata vittoria del Pallone d’Oro?
“Per me, no. Sinceramente. Non la sento come tale. Non mi cambia. Volevo essere un calciatore. Ho avuto e sono soddisfatto. Certo, se lo chiedi alla mia famiglia o ai miei amici forse ti diranno che l’avrei meritato, ma se penso che nel 2010 sul podio c’erano Messi, il sottoscritto e Xavi, mi viene il sospetto di essere dinnanzi ad un evento unico: tre del Barça tutti assieme”.
“Indubbiamente. È diverso da quando ho debuttato in Champions, a diciotto anni; è diverso da quando ho lasciato il Barcellona, nel 2018; sono differenti i regolamenti, i calendari, anche le atmosfere mi verrebbe da dire, e poi le tendenze e le mode. Rispetto a venti anni fa mi pare ci sia meno creatività e inventiva”.