L’Inghilterra dopo il triste epilogo dell’Europeo appena concluso reagisce e decide di dare nuova linfa ai tantissimi impianti sparsi per tutto il territorio. Il governo inglese ha infatti confermato un investimento di 50 milioni di sterline nel calcio dilettantistico/amatoriale a partire dal 2022. Verranno costruiti 185 nuovi campi sintetici, 5000 campi già esistenti verranno migliorati e verranno costruiti ben 9 centri sportivi.
“It’s coming home” non è solo voler riappropriarsi attraverso la vittoria di ciò che loro hanno creato, ma è il principio e la sintesi di una cultura calcistica che per modi e per idee non si trova da nessuna altra parte. Ripartire e aumentare la qualità del vero calcio popolare, quello dilettantistico e amatoriale, non è solo il tentativo di dar ancora più valore alla candidatura dell’Inghilterra per il Mondiale 2030 ma nasconde un concetto fondamentale: ripartire dal basso, dalla base per continuare e rinnovare il cambio generazionale. Oltre a questo è da leggersi anche un altro obiettivo: la ragione sociale per cui il calcio è di tutti e tutti devono avere le stesse possibilità per sognare di calcare il prato di Wembley che, nonostante la sconfitta, è il simbolo e il centro del calcio inglese. Questo investimento scatenerà un effetto domino per cui aumenterà la qualità delle scuole calcio e le società dilettanti potranno sfruttare strutture che con il loro budget sognano.
In Italia, questo tipo di investimenti scatenerebbe di sicuro una guerra ideologica che verrebbe strumentalizzata dai vari partiti politici. Oltre a questo discorso, al quale già arrivarci sarebbe un gran bene, c’è da considerare il rischio che la vittoria di Euro2020 ci faccia pensare che in fondo “siamo i più forti, non c’è bisogno di migliorare nulla”. La vittoria non dovrebbe essere il dito che punta alla luna per nasconderla, ma il motivo per cui credere che alla luna si possa arrivare. Per fortuna, però, qui da noi a fare scalpore è il divieto di indossare maglie verdi in Serie A.
L’Inghilterra da progenitrice del calcio resta sempre all’avanguardia ma, nonostante la popolarità mondiale del calcio, c’è un altro sistema che continua a fare passi avanti: il calcio statunitense. La cultura americana fino ad ora ha vissuto di attimi, di episodi e di partite internazionali che restano scolpite nella storia, ma la cultura del calcio in un Paese in cui “the show must go on” solo ora si sta radicando. Il calcio in America non è sport nazionale e nemmeno il secondo o terzo più seguito ma le tante academy e strutture sul territorio e una nazionale femminile che domina nel mondo hanno fatto si che anche il calcio maschile si sviluppasse a tal punto che i talenti più cristallini vengono contesi tra le big d’Europa. Oltre a ciò gli americani aggiungono anche quella concezione di studente-atleta che porta la nazionale, non solo per il gran numero di atleti selezionati, ad essere sempre nei primi tre posti nel medagliere durante le olimpiadi. Una concezione che in Europa non riesce, per tanti motivi, tra i quali il rapporto scuola-sport, ad emergere.