Inchiesta Juventus, Chiellini ai pm: “Accordo firmato a casa di Agnelli”
L’inchiesta che riguarda i bilanci della Juventus si arricchisce di un nuovo capitolo. Lo scorso 4 aprile davanti ai pm si è presentato Giorgio Chiellini. L’ex capitano, durante l’interrogatorio, ha spiegato la situazione relativa alla rinuncia degli stipendi nel periodo in cui il campionato si fermò per la pandemia Covid. Sul quotidiano La Repubblica vengono pubblicati alcuni stralci.
Inchiesta Juventus, la carta firmata da Chiellini
Il focus degli inquirenti si concentra sulla manovra stipendi. Durante il periodo di pausa della Serie A per la pandemia Covid, da marzo a giugno 2020, la Juventus ha stretto un accordo con i propri tesserati per la rinuncia a 4 mensilità qualora non fosse ripreso il campionato, come dichiarato in un comunicato ufficiale emesso in quei mesi. Le indagini riguardano le modalità di restituzione delle fette di stipendi a cui i calciatori hanno in un primo momento rinunciato.
“Quando è scoppiata la pandemia, chiaramente un periodo di panico e difficoltà economica, mi è stato chiesto di fare da tramite con il resto del gruppo per venire incontro al momento straordinario che si era creato. A marzo ho cominciato a parlare con i compagni per capire la disponibilità a venire incontro ai problemi che c’erano in società, problemi di solvibilità soprattutto perché tutti gli introiti liquidi venivano a mancare”. Queste sono le parole di Giorgio Chiellini, all’epoca capitano della Juventus, durante l’interrogatorio dello scorso 4 aprile.
Su La Repubblica si leggono alcuni stralci: “Quello che è stato fatto è rinunciare a 4 mensilità per permettere alla società di respirare con la promessa, che ripresa la stagione, sulla base di quello che sarebbe successo, una parte sarebbe tornata indietro. Una parte dei contratti sarebbe stata riadeguata in base a quanto avremmo giocato. Questa parte sarebbe oscillata tra le due e le tre mensilità”.
La firma sull’accordo a casa Agnelli
Chiellini prosegue: “Ho firmato un foglio, non so dove sia e se ci sia ancora”. L’ex capitano si riferisce ad un accordo sottoscritto il 28 marzo, a casa di Andrea Agnelli, in cui si esplicita che tre delle quattro mensilità sarebbero state restituite. “Ci è stato chiesto non di rinunciare ma di posticipare una parte dello stipendio, se non sbaglio 2 mesi. Le trattative furono individuali” conclude il difensore. Sottolineando un aspetto che lo riguarda: “Ero sempre stato in parola che una volta finita la carriera avrei fatto qualcosa in società, non potendo essere inquadrato come dirigente, il modo migliore per avere un contratto societario era quello dell’ambassador. Un milione e mezzo netti in tre anni. Di cui 500 mila circa erano le due mensilità differite”.