Inchiesta Juve: c’è il rischio di un’ammenda e di una penalizzazione
Si continua a ragionare sui quotidiani sportivi nazionali dell’inchiesta Juve. Questa inchiesta vede tra gli indagati i vertici della Juventus per emissioni di fatture per operazioni inesistenti e false comunicazioni di società quotate in borsa. In particolare c’è un riferimento sugli accordi tra società e tesserati per definire le modalità di restituzione di 3 mensilità. Quelle mensilità a cui i calciatori avevano rinunciato temporaneamente per far fronte alla difficile situazione economica a seguito della pandemia. Un articolo del codice di giustizia sportiva recita che: “la società che pattuisce o comunque corrisponde ai suoi tesserati compensi, premi o indennità in violazione delle disposizioni federali è punita con un ammenda cui può aggiungersi una penalizzazione di uno o più punti“.
Inchiesta Juve, sono stati sentiti alcuni giocatori
In merito a questa inchiesta, definitia inchiesta “Prisma”, sono stati sentiti alcuni giocatori: Dybala, Bernardeschi e il 2 aprile sarà sentito anche il presidente della FIGC, Gabriele Gravina. L’indagine è volta a ricostruire gli accordi siglati per tagliare e ritardare il pagamento degli stipendi di quattro mensilità durante la pandemia: “Secondo l’accusa, non fu una rinuncia ma solo un differimento (di 3 mensilità su 4) e l’intesa per la restituzione diluita nel tempo fu contestuale a quella per il taglio, perciò tutto andava registrato nel bilancio 2019-20. L’accordo sarebbe poi stato rinegoziato nel 2020-21, non più collettivamente ma individualmente. Il tutto attraverso scritture private di cui è stata trovata ampia traccia nelle perquisizioni effettuate mercoledì nelle sedi di alcuni studi legali e di procuratori sportivi. Resta da capire come questi soldi siano stati contabilizzati e se tutti gli accordi siano stati regolarmente registrati in Lega