In viaggio con CIP – Il Derby di Glasgow

In viaggio con CIP – Il Derby di Glasgow

Football - 2019 / 2020 Ladbrokes Scottish Premiership - Rangers vs. Celtic Alfredo Morelos of Rangers embraces with Scott Brown of Celtic, at Ibrox Stadium. COLORSPORT/BRUCE WHITE PUBLICATIONxNOTxINxUK

Nemesi.

Nella cinematografia moderna simboleggia la contrapposizione tra l’eroe della storia ed il cattivo per antonomasia. Il lato oscuro della bontà d’animo, i pensieri inconfessabili nell’aura di conformismo, il raptus improvviso nella calma apparente.

Dottor Jekyll e Mr Hide, Batman e Joker, Rocky Balboa e Ivan Drago.

Le due facce della stessa medaglia, il mito delle due metà di Platone, gli opposti che in qualche modo si attraggono.

Racchiudere le due anime antitetiche all’interno delle stesse mura è impresa ardua.

Nel cuore della Scozia è una consuetudine.

Glasgow è uno dei più grandi porti del mondo. Capitale economica della Scozia, centro a forte vocazione turistica, terza nel Regno Unito, dopo Londra ed Edimburgo.

La sua stessa genesi rappresenta un ossimoro, racchiusa in una tradizionale filastrocca che celebra i quattro miracoli del Patrono San Mungo:

“Qui è l’uccello che non volò mai

Qui è l’albero che non crebbe mai

Qui è la campana che non suonò mai

Qui è il pesce che non nuotò mai”

Ribattezzata la “Cara Valle Verde” dal padre del romanzo inglese Daniel Defoe, si presenta ad oggi come una città elegante, caratterizzata da una forte identità culturale.

La componente religiosa, neanche a dirlo, presenta una profonda spaccatura tra le coscienze cattoliche e protestanti del Paese.

Indipendentismo ed Unionismo si danno battaglia in ambito politico e sociale.

Celtic e Rangers riassumono sul rettangolo di gioco la frattura netta tra le due ideologie, tra i due modi di intendere la vita, tra le due opposte personalità.

Due comunità nemiche sotto lo stesso cielo.

Una rivalità ad elevato contenuto emotivo. Un derby infuocato sotto tutti i punti di vista, come nessun altro al mondo.

(Photo by Mark Runnacles/Getty Images)

Gli Hoops e i Bears da più di trentacinque anni si contendono il primato nella Scottish Premiership.

Va da sè che la posta in palio sia ben più alta della leadership sportiva cittadina. E’ una questione d’onore.

I cattolici, indipendentisti, socialisti biancoverdi vs. i protestanti, unionisti, conservatori blues.

L’Old Firm il manifesto del loro dualismo, il più antico della storia del calcio. Diffidate dalle imitazioni.

Il primo scontro nei 90 minuti risale addirittura al 1888. Gli Hoops hanno visto la luce solo l’anno precedente grazie a Fratello Walfrid, religioso di origini irlandesi.

Mosca bianca nel panorama calcistico scozzese. Insieme all’Hibernian l’unico club cattolico della Premiership.

Il periodo storico è caratterizzato da un forte flusso migratorio della popolazione irlandese verso Glasgow.

Come spesso accade gli immigrati rappresentano uno spauracchio, non vengono visti di buon occhio.

L’upper class è quella indigena, protestante. I posti di lavoro e l’assegnazione delle case popolari sono a loro appannaggio.

Il football diventa il simbolo del riscatto sociale per un’intera comunità, uno strumento per sognare un destino più roseo. Il neonato Celtic calpesta letteralmente sul campo i cugini dei Rangers, 5-2 il risultato finale.

Non male come esordio.

I biancoverdi diventano ben presto il club della working class, i Bears quello dell’aristocrazia borghese.

(Photo by Mark Runnacles/Getty Images)

I blues fino alla prima metà degli anni ’90 seguono l’assurda politica di non ingaggiare giocatori di fede cattolica. Tradizione interrotta con l’approdo di Paul Gascoigne e degli italiani Lorenzo Amoruso e Ringhio Gattuso.

Gli anni d’oro di uno spettacolo senza pari sul rettangolo di gioco. Gli anni bui dei violenti disordini sugli spalti e fuori dallo Stadio.

L’Old Firm è un materiale pericoloso da maneggiare. Altamente infiammabile.

Ne sa qualcosa proprio Gazza che nel 1998, dopo aver timbrato il cartellino del derby, decide di festeggiare fingendo di suonare un flauto, richiamo simbolico alla fede religiosa dei Rangers.

Copyright: MaryxEvansxAllstarxMichaelxMayhew 12111453 editorial use only

Si scatena il putiferio sugli spalti. I supporters del Celtic si sentono oltraggiati e il servizio di sicurezza deve ricorrere agli straordinari per fronteggiare la situazione.

Gascoigne si scuserà, affermando di aver agito ignorando il significato del gesto. Riceverà una multa salatissima dalla propria dirigenza ed una squalifica dalla Lega scozzese.

Anche un semplice segno della croce può portare a delle spiacevoli conseguenze dalle parti di Ibrox, tempio dei Bears.

E’ il 2006, mancano pochi minuti al fischio d’inizio della stracittadina di Glasgow.

Artur Boruc, estremo difensore dei biancoverdi ed idolo della tifoseria Hoops, prende posto tra i pali.

La tensione è alle stelle, il polacco ripete nervosamente per ben tre volte il rituale religioso.

Verrà sommerso da una selva di fischi, insulti ed oggetti lanciati dalle tribune.

Copyright: imago/Sportimage
Nacho Novo (Glasgow Rangers, li.) gegen Torwart Artur Boruc (Celtic Glasgow)

I tifosi dei Rangers credono sia una provocazione.

La Football Association richiamerà pubblicamente il portiere.  La Chiesa Cattolica Scozzese alzerà il volume dei toni, dichiarandosi allibita da chi ha ritenuto di poter equiparare un gesto religioso ad un insulto.

Neil Lennon, coach dei biancoverdi, ricorda con terrore i due attentati subiti durante la sua prima esperienza da allenatore del Celtic. Due pacchi bomba non si dimenticano facilmente.

Incredibile ma vero. L’aspetto sportivo, talvolta, può rivestire un ruolo minore nell’Old Firm.

Rivali in tutto alleate nelle stanze segrete della Lega professionistica scozzese.

Per diversi anni le due società hanno portato avanti un progetto bizzarro. Quello di emigrare in Premier League.

Gli introiti derivanti dai diritti televisivi avrebbero rimpinguato copiosamente le casse dei due club, desiderosi di prendere il posto di squadre con un bacino di utenza nettamente inferiore al loro.

I numerosi tentativi delle due squadre di Glasgow, tuttavia, sono caduti nel vuoto.

La situazione economica è diventata drammatica per i Bears che nel 2012 hanno vissuto il dramma del fallimento, con la conseguente retrocessione nella Scottish League Two, la quarta divisione.

Il derby ha vissuto, dunque, una fase di stallo per quattro interminabili anni.

Sabato andrà in scena al Celtic Park il quattrocentoventunesimo Old Firm.

Celtic e Rangers sono tornati a contendersi il primato nazionale.

8th December 2019 Hampden Park, Glasgow, Scotland Scottish League Cup Final Football, Celtic versus Rangers Mohamed Elyounoussi of Celtic and James Tavernier of Rangers slide in to tackle for the ball – Editorial Use

Steven Gerrard ha dato linfa vitale al nuovo corso dei Blues. Lennon rappresenta la solida realtà per far tornare il Celtic in pianta stabile nell’Europa che conta.

D’altronde le due scozzesi sono state capaci, nel corso della loro gloriosa storia, di scrivere importanti pagine in ambito internazionale.

Un trionfo a testa. Gli Hoops in Coppa dei Campioni nel 1967, i Bears in Coppa delle Coppe nel 1972.

Il loro antagonismo è il fuoco che alimenta la spietata ferocia agonistica che si riversa in campo.

Uno spettacolo puro, autentico, unico. Un incredibile frastuono che non permette ai telecronisti che hanno la fortuna di commentarlo di sentire ad un metro di distanza.

Lo Yin e lo Yang. Il bianco ed il nero.

I fratelli Karamazov in salsa calcistica.

Ho bisogno di una nemesi, altrimenti mi distruggerò. E di una nemesi non nell’infinito, chissà dove e chissà quando, ma qui, sulla Terra, che la possa vedere anch’io.” (Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov)