Protagonista di un impressionante sviluppo economico iniziato negli anni ’60, la Corea del Sud è oggi uno dei Paesi più ricchi del mondo.
La crescita demografica, industriale e tecnologica ha trasformato città come Seoul, Busan e Daegu in vere e proprie metropoli.
C’è però un posto dove il tempo sembra essersi fermato: Jeonju, la “città più coreana” della Corea.
Fondata intorno al 57 a.C., Jeonju è il capoluogo della provincia del Jeolla Settentrionale ed è caratterizzata dalla presenza del villaggio Hanok, un villaggio nel cuore della città composto da più di 700 hanok, le tipiche case coreane.
Un’oasi di pace e tranquillità, nella quale turisti provenienti da ogni parte del mondo si aggirano indossando gli hanbok, abiti tradizionali coreani, noleggiabili per calarsi ancor di più nell’atmosfera del villaggio.
Parte degli hanok sono ancora oggi abitati, gli altri sono stati convertiti in negozi, musei e ristoranti. È in questi ultimi che si può apprezzare l’altra peculiarità di Jeonju: la cucina.
La città è infatti la patria del bibimbap, un piatto a base di riso misto a verdure, pasta di peperoncino e talvolta uova e carne di manzo o pollo. La secolare tradizione culinaria ha fatto sì che l’UNESCO abbia inserito Jeonju fra le Città Creative per la gastronomia.
È in questa splendida città che la Hyundai Motors, colosso dell’automobilismo coreano, decide di lanciarsi nell’avventura calcistica partecipando alla creazione, a fine 1994, della squadra Jeonbuk Dinos Football Club. Come giocatori vengono ingaggiati i componenti del Jeonbuk Buffalo, nato l’anno prima ed appena fallito.
I colori sociali inizialmente sono bianco e blu, nel 1999 tocca a giallo e nero; dal 2000, dopo l’acquisizione completa del club da parte della Hyundai ed il cambio di nome in Jeonbuk Hyundai Motors Football Club, è la volta del verde (colore della provincia del Jeolla Settentrionale), prima scuro, poi fluorescente con inserti blu.
I primi anni del Jeonbuk Hyundai non sono entusiasmanti ma servono per crescere in un campionato, la Korean League, anch’esso giovane. Un grande impulso al calcio coreano arriva dall’assegnazione al Paese dell’organizzazione dei Mondiali 2002 in coppia con il Giappone, di cui la Hyundai è sponsor ufficiale. Il torneo, pur avvelenato dalle polemiche arbitrali, vede uno strepitoso risultato della Nazionale della Corea del Sud, che si classifica quarta. Inoltre, la kermesse fa sì che nel Paese vengano costruiti stadi moderni ed efficienti.
Ne beneficia anche il Jeonbuk Hyundai, che dal 2001 ha a propria disposizione il nuovissimo Jeonju World Cup Stadium.
Negli anni 2000 arrivano i primi successi per i Green Warriors, tre coppe nazionali e una supercoppa, ma la vera svolta avviene il 3 luglio 2005, quando, a metà campionato, (la K-League segue l’anno solare) Choi Kang-hee diventa allenatore della squadra.
Già nella stagione successiva infatti Choi conduce il club al trionfo nell’AFC Champions League, la Champions League asiatica, con una grande cavalcata sugellata dal gol della vittoria segnato negli ultimi minuti della finale contro i siriani dell’Al-Karamah.
Tre anni dopo, nel 2009, c’è sempre Choi al timone della squadra che per la prima volta si aggiudica il campionato, trascinata dai gol del nuovo acquisto Lee Dong-gook, futura bandiera del club.
Dopo un altro titolo nel 2011 Choi viene chiamato a guidare la Nazionale sudcoreana e lascia a malincuore il club, con la promessa di ritornare.
Al suo posto viene nominato allenatore Lee Heung-sil, che però non riesce a vincere il campionato, complice anche un’ecatombe dei difensori, fermati da vari infortuni.
L’anno successivo non va meglio, guidato dal brasiliano Fabio prima e da Shin Hong-ki poi, il Jeonbuk Hyundai si ritrova, a metà stagione, all’ottavo posto in campionato.
Il 28 giugno torna quindi in panchina, fra il tripudio dei tifosi, Choi Kang-hee, che piazza una striscia di dieci gare senza sconfitte e permette ai Green Warriors di scalare la classifica fino al terzo posto finale.
Il ritorno dell’amato tecnico permette al Jeonbuk Hyundai di avviare un vero e proprio dominio: dal 2014 in poi infatti il club si aggiudica tutti i campionati ad eccezione del 2016, nel quale si classifica secondo con 9 punti di penalità dovuti ad uno scandalo di corruzione risalente a tre anni prima; in quella stagione però arriva la seconda AFC Champions League, ottenuta battendo l’Al-Ain nella doppia finale.
A fine 2018 il grande Choi lascia la panchina, che passa al portoghese José Morais.
Il nuovo tecnico, ex assistente di José Mourinho, si afferma subito. Particolarmente esaltante è il campionato 2019, con il Jeonbuk che artiglia il successo al fotofinish, grazie alla differenza reti migliore rispetto ai “cugini” dell’Ulsan Hyundai, clamorosamente battuti all’ultima giornata, in casa, dal Pohang Steelers, in una sorta di 5 maggio coreano. Il campionato 2020, con le Horang Tigers più agguerrite che mai dopo la beffa dell’anno prima, vede invece ancora una volta il trionfo del club di Jeonju grazie alle cruciali vittorie negli scontri diretti con i “cugini”. Con l’ennesimo successo in campionato si chiude la carriera di Lee Dong-gook, ormai 41enne, che lascia dopo 210 gol in 453 partite in maglia verde, 8 campionati e 1 AFC Champions League. Un bottino straordinario.
La stagione però non finisce qui, perché la doppia finale di coppa nazionale mette nuovamente di fronte le due compagini della Hyundai.
La finale di andata termina 1-1, quella di ritorno è in programma domenica 8 novembre a Jeonju.
Arriverà l’agognata rivincita per l’Ulsan o continuerà il dominio del Jeonbuk? Parola al campo!