Il ritorno in A dell’Empoli, fucina di allenatori e attaccanti

Empoli

foto Daniele Buffa/Image

In attesa dell’esito dei playoff, la Serie A ha già salutato il ritorno di Empoli e Salernitana, prime due classificate dell’ultimo campionato cadetto. Se i campani hanno ottenuto la promozione all’ultima giornata grazie al 3-0 inflitto al Pescara, i toscani sono stati i dominatori assoluti del torneo appena concluso. Dopo la mancata promozione dello scorso anno sotto la guida di Christian Bucchi prima e di Pasquale Marino poi, quest’anno la società si è affidato ad Alessio Dionisi, tecnico giovane che già si era messo in mostra alla guida del Venezia. In attacco la differenza l’hanno fatta i gol di Leonardo Mancuso. Già, Dionisi e Mancuso. L’allenatore e l’attaccante. Un binomio che negli anni ha fatto le fortune dell’Empoli, trampolino di lancio ideale per tecnici bravi e ambiziosi e per attaccanti con il gol nelle vene.

Dionisi sulle orme di Spalletti e Sarri?

Nell’estate del 1997 l’Empoli si presenta ai nastri di partenza del campionato di Serie A dopo la promozione ottenuta nell’annata appena conclusa. In panchina c’è un tecnico non ancora quarantenne. Si chiama Luciano Spalletti da Certaldo e salverà la squadra con un turno d’anticipo. A fine stagione  saluterà la Toscana per proseguire una carriera che lo porterà a guidare Roma e Inter e a vincere in Russia alla guida dello Zenit San Pietroburgo. Nell’estate del 2014, invece, l’Empoli si riaffaccia alla Serie A con in panchina un allenatore reduce da una lunga gavetta nelle serie minori. Si chiama Maurizio Sarri e la sua squadra riuscirà a salvarsi dopo aver messo in mostra gente come Rugani, Tonelli, Hysaj, Verdi, Zielinski e Vecino. Sarri spiccherà poi il volo verso Napoli per poi guidare Chelsea e Juventus. Difficile dire oggi se Alessio Dionisi, attuale mister empolese, riuscirà a ripercorrere le orme dei due predecessori, ma i motivi per ritenere plausibile questo scenario non mancano.

Mancuso, ultimo bomber di una lunga serie

Se è vero che a Empoli crescono allenatori in gamba, la stessa cosa si può dire degli attaccanti. È il caso di Vincenzo Montella (25 gol in 57 partite tra il 1990 e il 1995), Tommaso Rocchi (28 centri in 104 gettoni tra il 2001 e il 2004), Antonio Di Natale (49 gol in 158 partite tra il 1999 e il 2004), Francesco Tavano (107 reti in 282 gettoni dal 2001 al 2006 e dal 2011 al 2016) e Francesco Caputo (42 centri in 79 partite tra il 2017 e il 2019). Leonardo Mancuso si affaccerà al suo primo campionato di Serie A dopo una lunga gavetta tra Serie B e C, ma anche in questo caso l’ottimismo può avere più di una ragion d’essere.

Gli esempi appena citati hanno però un unico comune denominatore: la società. Fabrizio Corsi è al timone dal 1991 e sotto la sua guida ad Empoli si è potuto fare calcio senza pressioni, facendo crescere talenti e valorizzando le idee sviluppate dagli allenatori. Un esempio della famosa massima di Giovanni Trapattoni, secondo cui sono le grandi società a fare le grandi squadre. E i grandi allenatori e i grandi attaccanti, come si è visto in queste righe.