Il paradosso della Svezia
La via svedese alla lotta al Coronavirus non ha portato al lockdown neanche nel momento peggiore della pandemia, quando tutta Europa era rinchiusa in casa.
Una scelta peculiare e controversa, quella del Governo di Stoccolma, che non ha neanche mai imposto l’uso delle mascherine.
Il risultato è che oggi la gente è tornata più o meno alla normalità, ed i centri commerciali tornano a riempirsi, senza grosse precauzioni, nonostante numeri nient’affatto rassicuranti.
Dall’inizio della crisi sanitaria, i casi di positività al Covid-19 sono 84.294 ed i morti 5.783, su una popolazione di 10,23 milioni di persone.
Ciò nonostante, la Svezia, un Paese in cui esiste un ufficio che si occupa di chi muore solo in casa, non ha battuto ciglio, continuando per la propria strada.
Una strada in cui l’unica vera eccezione pare essere il calcio.
Il massimo campionato, l’Allsvenskan, è ricominciato il 14 giugno con la nuova stagione, e quattro giorni fa si è giocata la 18esima giornata.
Rigorosamente a porte chiuse, almeno fino ad ottobre.
Con enorme disappunto da parte di società e tifosi, perché nell’unico Paese in cui tutto pare essere lasciato al buonsenso, solo il calcio paga il conto della crisi.
Il risultato è un campionato che si trascina nel silenzio, degli stadi chiusi e dei tifosi che perdono interesse, con il Malmö che veleggia verso il titolo, a +6 sull’Häcken. Sempre che interessi a qualcuno.