Il Napoli è tornato grande: 18 anni dalla Serie C allo Scudetto
30 luglio 2004, la Società Sportiva Calcio Napoli non esiste più. Il club è crollato sotto il peso dei debiti che da un decennio hanno contribuito al declino tecnico e, a stento, hanno salvato la squadra in Serie B. 4 settembre 2004, Aurelio De Laurentiis acquisisce il titolo sportivo della società e dà vita al Napoli Soccer che, due anni più tardi, tornerà a chiamarsi con lo storico nome. Sono trascorsi quasi 19 anni da quella estate in cui una città che ha sempre vissuto di calcio si vide togliere una delle ragioni di vita. Napoli: dall’inferno alla speranza, dalla Serie C1 allo Scudetto. Un sogno diventato realtà dopo 33 lunghi anni il 4 maggio 2023.
Il sogno ora è realtà: Napoli torna Campione! #Napul3
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— Official SSC Napoli (@sscnapoli) May 4, 2023
Lo Scudetto del Napoli nel nome di Aurelio De Laurentiis
L’incubo e la rinascita
Quando nel settembre 2004 De Laurentiis diede nuova vita al calcio partenopeo promise di portare il club in Europa in cinque anni. La squadra non c’era, in quel momento non era ancora iscritta in Serie C1, non esisteva una dirigenza. Il tipico passo più lungo della gamba, avrà pensato qualcuno quel giorno. Nel 2008, però, il Napoli è al primo turno di Coppa Uefa. Viene eliminato, a fatica, dal Benfica, ma il percorso è segnato ed è in anticipo sulla tabella di marcia. Quei quattro anni, però, hanno dato tanto: gioie e qualche dolore. Il 6 ottobre 2004 al San Paolo sono in quasi 44000 a vedere il Napoli vincere la prima partita del girone B di Serie C1 contro la Vis Pesaro grazie ad un gol al 94° di Varricchio. Il primo non è un anno semplice. Gian Piero Ventura viene esonerato, arriva Edy Reja, la squadra cambia nel mercato invernale e raggiunge un buon terzo posto che vale i playoff. Il primo tentativo di risalita va a vuoto e nel peggiore dei modi, in un derby. Nella finale playoff di andata al San Paolo contro l’Avellino ci sono 63000 persone, ma finisce senza reti. Al Partenio, al ritorno, sono un terzo, ma a fare festa è l’Avellino.
La risalita
L’anno del ritorno in Serie B è il 2006 con il Napoli che domina il girone e grazie alle reti di Emanuele Calaiò sale in cadetteria con quattro giornate di anticipo. Il Napoli di De Laurentiis da quel momento diventa la squadra dei bomber e degli allenatori che durano nel tempo. La progettualità è fondamentale e il lavoro di Pierpaolo Marino porta i suoi frutti. La squadra si rinforza con un giocatore che diventerà una bandiera come Paolo Cannavaro e all’ultima giornata del campionato di Serie B pareggia contro il Genoa e festeggia il ritorno in Serie A dopo sei anni. Ancora Reja, ancora Calaiò e il capitano Iezzo a difendere i pali. De Laurentiis e Marino iniziano a puntare su giovani di talento ed ecco arrivare a Napoli due figure cardine: Hamsik e Lavezzi. Campionato di assoluto livello concluso all’ottavo posto con la qualificazione all’Intertoto: il Napoli è finalmente tornato. Il lungo percorso con Edy Reja si conclude nella stagione successiva con un esonero e il breve interregno di Donadoni. A settembre 2009 saluta Marino, sostituito da Riccardo Bigon. Ad ottobre arriva Walter Mazzarri e cambia tutto.
Napoli: da Mazzarri a Sarri, la Champions e la lotta Scudetto
Il tecnico toscano riporta la squadra in alto e il Napoli si qualifica in Europa League. Nell’estate 2010 De Laurentiis acquista Edinson Cavani. L’uruguayano insieme a Lavezzi ed Hamsik fa volare la squadra che torna a lottare per il vertice e si qualifica in Champions League dopo 21 anni. La Serie C1 è un lontano ricordo, perchè Napoli è in Europa. Nella stagione successiva la qualificazione alla Champions sfugge, ma arriva il trionfo in Coppa Italia contro la Juventus. Il primo trofeo dell’era De Laurentiis viene conquistato nel 2012. L’ultimo anno di Mazzarri porta il Napoli alla definitiva maturità con gli Azzurri che terminano al secondo posto a nove punti dalla Juventus. De Laurentiis fa il passo successivo: Rafa Benitez, un allenatore europeo con un curriculum vincente. Nella stessa estate Higuain sostituisce Cavani come faro d’attacco e arrivano anche due calciatori che non fanno rumore, ma che faranno la storia: Callejon e soprattutto Mertens. Il primo Napoli di Benitez vince la Coppa Italia, ma non riesce ad alzare l’asticella. Al secondo tentativo arriva la Supercoppa Italiana, in Europa il percorso è altalenante con la retrocessione in Europa League e la delusione della semifinale persa con il Dnipro. In campionato è quinto posto. Con Benitez e Bigon è addio.
De Laurentiis, dopo il nome importante, cambia strategia. Nell’estate 2015 viene scelto come allenatore Maurizio Sarri dall’Empoli e come direttore sportivo arriva Cristiano Giuntoli dal Carpi. Ridimensionamento? No. Il Napoli scopre un calcio stellare, nasce il Sarrismo, Lorenzo Insigne diventa profeta in patria e con Hamsik, Callejon e Higuain la squadra diventa Campione d’Inverno. Lo Scudetto lo vince la Juventus, ma Sarri costruisce un’identità di gioco che lascerà il segno nonostante la cessione di Higuain e un attacco senza centravanti. Sarri trasforma Mertens e il belga diventerà il migliore marcatore nella storia del club. Nel 2018 il Napoli fa un campionato straordinario contendendosi davvero con i bianconeri lo Scudetto. Ancora Campione d’Inverno, vince lo scontro diretto il 22 aprile, ma una settimana dopo i bianconeri battono l’Inter e il Napoli crolla a Firenze. Il fatidico “Scudetto perso in albergo“. La squadra termina seconda con 91 punti. Sarri lascia i partenopei senza aver vinto nulla, ma avendo contribuito in modo fondamentale a cambiare lo status del Napoli.
L’altalena: da Ancelotti a Gattuso
Torna in Italia Carlo Ancelotti e a Napoli tutti sognano. La squadra, però, cambia come gioco e se nella prima stagione conferma il secondo posto a -11 dalla Juventus, nella seconda arriva addirittura l’esonero per il tecnico emiliano con il Napoli settimo, lontanissimo dalla vetta e irriconoscibile. Il sostituto è Gennaro Gattuso che riporta il senso di appartenenza, la voglia di lottare e i risultati arrivano con il successo in Coppa Italia nel 2020, il quarto ed ultimo, fino ad oggi, trofeo di De Laurentiis. In estate il patron fa il più grande investimento della sua era: Victor Osimhen dal Lille per 70 milioni. Il Napoli, però, lotta solo per la zona Champions League e all’ultima giornata pareggia con il Verona non raggiungendo l’obiettivo.
Napoli, la rivoluzione verso lo Scudetto
La svolta vera inizia nel 2021 con Luciano Spalletti. Il Napoli parte benissimo, sembra la stagione giusta con tutti i leader ormai maturi: Koulibaly, Zielinski, Fabian Ruiz, Insigne e Mertens. Si aggiunge in estate un giocatore sconosciuto ai più: Zambo Anguissa. Gli Azzurri calano nel girone di ritorno e abbandonano il treno scudetto delle milanesi. L’estate 2022 è una rivoluzione clamorosa. Lasciano insieme Insigne, Mertens, Koulibaly, Fabian Ruiz e Ospina. Arrivano Kim, Kvaratskhelia, Raspadori, Simeone, Ndombele. Il popolo partenopeo è furibondo e la campagna abbonamenti inizia malissimo. Nessuno, nemmeno il più inguaribile ottimista, avrebbe potuto immaginare quello che oggi sarebbe poi accaduto. Un campionato dominato dalla prima giornata. Le avversarie lasciate a distanza siderale. Un calcio spumeggiante con ritmo, attenzione difensiva e lo spettacolo offensivo tra Kvaratskhelia (una scoperta straordinaria di Giuntoli) e i gol di Osimhen. Un solo crollo, ininfluente, contro il Milan. La squadra che con Sarri si era lasciata andare alla pressione, non ha avuto il tempo di mettersi pressione. Un capolavoro tecnico, societario, di cuore e passione. Una città che con la sua squadra torna a sorridere, a festeggiare, ad essere ancora più orgogliosa dopo 33 anni da Maradona il 4 maggio 2023. Napoli è tornata. Napoli ha vinto. Napoli è Campione d’Italia.