Il lungo viaggio del “Faraone”

Diego Godin sarà a breve un nuovo giocatore del Cagliari. Il difensore della nazionale dell’Uruguay dopo una sola stagione trascorsa all’Inter è ormai in procinto di trasferirsi in Sardegna. Una tradizione ormai pluridecennale, quella che lega i giocatori uruguagi alla maglia del Cagliari. Sono stati ben 21 giocatori e 4 allenatori transitati nell’Isola, una miniera d’oro per i rossoblù a partire dal 1982. Il primo fu Waldemar Victorino, i sardi decisero di comprarlo dal Nacional. Solo un anno sull’isola per Victorino, detto “El Piscador” ma senza fortuna solo 2 gol in 17 partite, prima del trasferimento in Argentina.

Il più importante di tutti, fu sicuramente “El Principe” Enzo Francescoli. diventato una vera e propria icona per il popolo rossoblù. Campione senza tempo che ha segnato un’era grazie a qualità straordinarie. Non vanno dimenticati neanche l’allenatore Oscar Tabarez e i vari Dario Silva, Daniel Fonseca, Diego Lopez, Nelson Abeijon e Josè Herrera. Quest’ultimo è il padre della moglie di Godin, nata proprio sull’isola, che dunque a Cagliari potrà ritornare in un certo senso a casa.

“Il calcio per me non è un divertimento, né un mezzo per procurarmi emozioni forti. È prima di tutto una responsabilità”. Questo è quanto affermato da Godin una volta durante un’intervista. Una condizione prima di tutto dell’anima: “Tutto il calcio uruguagio non esisterebbe senza la nozione di sacrificio” ha poi proseguito. E di sacrificio e strada ne ha fatti e percorsa Diego, da quando giovanissimo sognava di giocare nella prima squadra del Defensor Sporting. Fino all’esordio con la maglia del Nacional di Montevideo, prima del grande salto in Europa. Precisamente in Spagna al Villareal. Tre anni per capire ritmi e tatticismi di un calcio nuovo, poi il trasferimento all’Atletico Madrid.

Con i “Colchoneros” un amore viscerale. Capo di un popolo che per anni si è riconosciuto in lui. Incitato a combattere dall’allenatore Diego Pablo Simeone, il difensore uruguaiano è diventato “Il Faraone” e per anni è stato anima e sangue pulsante dell’Atletico Madrid. Uno dei difensori centrali più forti del suo tempo, semplicemente insuperabile nello stretto, professore della marcatura in area di rigore. Lavoro, passione, “garra” e dedizione ricompensata dal gol scudetto in casa del Barcellona, il giorno in cui: “Gli umani superarono gli Deì“.

Il Diego che abbiamo conosciuto all’Inter, è stato un giocatore diverso, catapultato in un modulo forse non suo. Ma lo spessore umano del calciatore non è mai stato messo in discussione da nessuno. “Se non gioco io, c’è un altro compagno che merita di più. Io devo lavorare e migliorare”, queste le sue parole dopo essere tornato titolare in campionato nelle ultime giornate della scorsa stagione. Fino a ritrovarsi protagonista in Europa League, perno inamovibile dei nerazzurri nel momento cruciale della stagione. Il gol segnato al Siviglia non è bastato per alzare un trofeo, ma Diego a ribadito a modo suo che per natura nei momenti decisivi, si può sempre contare su di lui.

Il futuro sarà a Cagliari, il mare di Sardegna a far da guardia, la maglia rossoblù, come già detto appartenuta a tanti suoi illustri connazionali in passato. Il viaggio di Diego Godin continuerà, a modo suo, lavorando a testa alta, per se stesso e per la squadra.