A definire Inter-Juventus “derby d’Italia” fu, nel 1967, Gianni Brera, il più grande giornalista sportivo che l’Italia abbia mai avuto. Nel suo articolo, però, non spiegava il motivo di tale definizione, diventata negli anni successivi di uso comune. In effetti, non ce n’era neanche bisogno. Inter e Juventus, in quel momento, erano in lotta per la vetta, come era capitato tante e tante volte nella storia del calcio italiano. All’epoca, inoltre, le due squadre erano quelle con il palmarès più ricco. La Juventus a fine stagione conquista il suo 13esimo scudetto, all’ultima giornata, proprio in volata sull’Inter. Per i nerazzurri, campioni d’Italia in carica, e a quota 10 titoli nazionali, sarà fatale la sconfitta all’ultima giornata contro il Mantova.
Milano contro Torino, ma anche Agnelli contro Moratti, ossia due dinastie dell’industria italiana del Nord. Ma, soprattutto, Juve contro Inter, ossia le due squadre con più tifosi in Italia, ben al di là delle città di appartenenza. E il Milan?, vi chiederete legittimamente. Il Milan era un passo dietro all’Inter, sia in termini di vittorie che di popolarità, e ci restò ancora per un po’. Andando indietro nel tempo, il primo derby d’Italia si gioca nel 1909, a Torino, e lo vincono i bianconeri, 2-0, risultato vendicato dai nerazzurri appena due settimane dopo. Il campionato 1913/1914, invece, è quello che regala le vittorie con più reti di sempre: 7-2 per la Juventus all’andata e 6-1 per l’Inter al ritorno.
Il derby d’Italia diventa tale, senza quasi rendersene conto, con la nascita della Serie A a girone unico. Siamo nella stagione 1929/1930, e Juventus e Inter lottano, per la prima volta, fino all’ultima giornata per la testa della classifica. La spuntano i nerazzurri, proprio grazie ai due punti conquistati nello scontro diretto. Dopo anni di magra, la storia ci restituisce la mitica “Juve del Quinquennio”, capace di vincere cinque titoli consecutivi tra il 1931 e il 1935. Sempre dopo appassionanti testa a testa, diretti e a distanza, con l’Inter. Quello del 1935 si risolve solo all’ultima giornata, con un risultato che ha del curioso. L’Inter cade a Roma, di fronte alla Lazio, per 4-2, con la Juve che, vincendo contro la Fiorentina, si aggiudica il titolo. Nel 1938, invece, torna alla vittoria l’Inter, con un solo punto di vantaggio sulla Juventus.
Per tornare a vivere dei derby d’Italia ad alta quota, bisognerà aspettare il secondo dopoguerra, e la tragica fine del Grande Torino. Nel 1950 la Juventus, dopo 15 anni, vince lo scudetto, con l’Inter che chiude, lontanissima, al terzo posto. Nel 1953 la spunta l’Inter, con appena due punti di vantaggio sui bianconeri, e nel 1954 la lotta sarà ancora più serrata. Vincono ancora i nerazzurri, con un solo punto di scarto, grazie allo scontro diretto stravinto (6-0, lo scarto più ampio di sempre) a Milano. Da quel momento, e fino al 1960, la Juventus lascerà all’Inter appena la gioia di due pareggi, vincendo gli altri 11 incroci. Compresa la finale del 1959 di Coppa Italia, vinta, grazie alle reti di Boniperti-Charles-Sívori, per 4-1. Il 1961 è l’anno del replay e del 9-1 della Juventus contro la Primavera dell’Inter, che consegna il titolo ai rivali in polemica con la Federcalcio.
Scenari che, nei decenni successivi, il derby d’Italia più di qualunque altro scontro di alta classifica, saprà incarnare meglio di qualunque altro. Esauritosi il ciclo juventino, che porta a Torino tre scudetti tra il 1957 e il 1961, inizia l’epopea della Grande Inter di Helenio Herrera. Tra il 1962 e il 1966 l’egemonia interista è netta: i nerazzurri conquistano tre scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Nel 1963, a decidere le sorti del campionato fu una rete di Sandro Mazzola nel derby d’Italia, che permise all’Inter di staccare la Juventus. Arriviamo così al 1967, inizio del nostro racconto, quando la papera di Sarti, portiere dell’Inter, mette simbolicamente fine al ciclo di Herrera. Superato dall’omonimo paraguaiano alla guida dei bianconeri, squadra operaia e disciplinata.
Da quando il derby d’Italia si chiama così, paradossalmente, la sfida tra Inter e Juventus perde via via d’importanza. Anche perché, dal 1972 al 1986, la Juventus domina la Serie A, conquistando nove scudetti. Mentre l’Inter, nello stesso periodo, vincerà un solo scudetto, nel 1980, con tre punti proprio sui bianconeri. In mezzo, ci sono i titoli vinti da Lazio, Torino, Milan, Roma e Verona, con la Juve spesso seconda, e l’Inter quasi sempre attardata in classifica. La rivalità, anche per merito del Milan, che negli anni supera l’Inter per trofei vinti e anche per numero di tifosi, torna a farsi vivace, per usare un eufemismo, negli anni Novanta.
Sono gli anni di Massimo Moratti alla guida dell’Inter, che colleziona campioni e nessuna vittoria, costantemente surclassata dalla Juve guidata dalla triade Bettega-Moggi-Giraudo. Con un salto avanti di qualche anno, arriviamo dritti dritti al derby d’Italia del 26 aprile 1998, quando le due squadre, a quattro partite della fine, sono separate da un solo punto. A Torino, passa in vantaggio la Juventus, con una rete di Del Piero, ma qualche minuto dopo l’episodio che segnerà la narrazione del calcio italiano per un decennio: lo scontro tra Ronaldo e Juliano nell’area bianconera. Per gli interisti è rigore, per l’arbitro Ceccarini no, ed esplode il parapiglia. Finisce così, con la Juventus a +4 che si invola verso lo scudetto.
Gli anni Novanta, così come i primi anni 2000, per l’Inter sono ricchi di delusioni, conditi da una sola parentesi felice: la doppia vittoria del campionato 2003/2004, un unicum nella storia del derby d’Italia. Che, nel 2002, tornato ad essere decisivo per il titolo, si risolse a distanza all’ultima giornata, esattamente come accaduto 67 anni prima. L’Inter cade a Roma, sconfitta 4-2 dalla Lazio, la Juve supera l’Udinese 2-0 e vince il suo 26esimo scudetto. L’Inter, in quel momento, ha la metà degli scudetti della Juventus, 13, e l’ultima affermazione risale a 13 anni prima. Una maledizione spezzata solo nel 2006, e non sul campo, ma in tribunale. Lo scandalo Calciopoli mette fine al dominio bianconero, e lo scudetto viene assegnato d’ufficio all’Inter. Che, negli anni successivi, legittima il ritorno al vertice vincendo i quattro titoli successivi e la Coppa dei Campioni 2010.
Nel frattempo il derby d’Italia assume un valore, se possibile, ancora più forte e simbolico. La retrocessione in Serie B della Juventus è uno smacco e un’umiliazione, e il ritorno in auge dei bianconeri sarà ancora più prepotente. Dal 2012 al 2020, i bianconeri mettono in fila nove scudetti, migliorando il loro stesso record, e relegando l’Inter al ruolo di spettatrice. Almeno fino alla scorsa stagione, quando i nerazzurri, guidati da un ex juventino come Antonio Conte, sono tornati competitivi, chiudendo al secondo posto. Stasera, la storia del derby d’Italia si rinnova, e si prepara a vivere un nuovo capitolo, ad alta quota, e con un obiettivo ambizioso, per entrambe: lo scudetto.